Unioni civili, partita ancora aperta sul voto

I senatori di Idea hanno presentato in Senato il ricorso alla Consulta per conflitto di attribuzione del ddl Cirinnà. Quagliariello: "Siamo minoranza in aula ma maggioranza nel Paese"

Unioni civili, partita ancora aperta sul voto

Prosegue la discussione generale sulle unioni civili al Senato. Ed è proprio questo tema, e soprattutto la questione dell’affido del figlio naturale del partner, la cosiddetta stepchild adoption, che continua ad infiammare il dibattito politico italiano. Sul voto della prossima settimana infatti, la partita sembra essere tutt'altro che chiusa. Continuano infatti le incognite sul voto segreto. Oggi il senatore Pd, Giorgio Tonini, ha nuovamente ipotizzato uno stralcio della stepchild adoption per “aumentare il consenso sula legge e non affossare il ddl”. Dubbi sul voto a favore ci sarebbero anche fra i grillini. “C’è un grande dissenso da almeno 34 o 35 senatori del Pd, e conosco personalmente almeno 8 senatori grillini che privatamente non ne vogliono sapere di questo ddl, ma che pubblicamente dicono altro”, ha affermato oggi il senatore Carlo Giovanardi a margine della conferenza stampa con cui i senatori del movimento Idea, guidati da Gaetano Quagliariello hanno presentato in Senato il proprio ricorso presso la Corte Costituzionale, per conflitto di attribuzione del ddl Cirinnà.

Alla conferenza stampa sono intervenuti i promotori del ricorso, guidati dal senatore Gaetano Quagliariello, Giovanardi, Augello, Compagna e Mauro, assieme al costituzionalista Mario Esposito, incaricato di presentare il ricorso alla Corte Costituzionale la prossima settimana. Quello che viene contestato al ddl Cirinnà, nella versione nr. 2081, è la violazione dell'art. 72, commi 1 e 4, della Costituzione e delle norme del Regolamento che ne sono attuazione, per il fatto di non aver concluso la discussione in Commissione Giustizia, prima di approdare in aula.

“Quello adottato è un metodo totalmente lesivo dei diritti dei parlamentari, ed è un atto di una gravità enorme che rappresenta uno strappo alle regole mai visto nella storia del Senato” ha affermato Giovanardi, “peraltro, ci sono vari giudici e presidenti emeriti della Consulta che si sono espressi sulla radicale incostituzionalità del testo”. Ed è anche la prima volta, ha spiegato poi Quagliariello, che un conflitto di questo genere viene portato davanti alla Corte Costituzionale.

“All’interno del Senato siamo in minoranza a ritenere che la struttura di questa legge sia sbagliata”, ha affermato il senatore Quagliariello, “ma l’impostazione che è minoritaria in Parlamento è maggioritaria nel Paese”. “Abbiamo fatto una battaglia dura in Commissione Giustizia”, prosegue, “ma abbiamo usato solo gli strumenti regolamentari a disposizione dell’opposizione: non si risponde ad una battaglia dura cambiando le regole del gioco, senza nemmeno passare dalle sedi in cui questo si può fare”.

I senatori quindi chiedono che il ddl torni in Commissione per sanare il “vulnus” nell’iter che il ddl ha fatto finora, non avendo concluso l’esame in Commissione Giustizia, affermando inoltre che non esistono posizioni “massimaliste” ma che anzi ci sarebbe la possibilità di dialogare su una nuova versione condivisa del provvedimento in “tempi certi”. I senatori di Idea hanno poi attaccato anche il presidente del Senato, Pietro Grasso, accusandolo di non farsi sufficientemente garante delle istanze di tutti i senatori.

“Con questo ricorso”, che è stato firmato per ora da quaranta parlamentari del centro-destra, ha detto infine il

senatore Andrea Augello, “abbiamo raccolto la sfida del Parlamento”. Alla conferenza stampa erano presenti anche l'On. Eugenia Roccella e il vice-presidente del Senato, Maurizio Gasparri.

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