Il cardinal Robert Sarah si è dimesso da prefetto della Congregazione per il Culto divino e per la Disciplina dei sacramenti. Come prevede la formula, poco fa è stata data la notizia dell'accettazione delle dimissioni da parte di papa Francesco. Sarah è considerato un conservatore. Anche per questo motivo la notizia sta suscitando parecchio clamore, non solo negli ambienti che guardano al porporato africano come ad un riferimento dottrinale.
Sarah ha raggiunto l'età di settantacinque anni: quella per cui la pensione in Vaticano scatta in automatico. Dunque non è possibile riscontrare cause diverse dal raggiungimento dell'età prevista per la rinuncia ad un incarico da prefetto. Vero pure, però, che spesso e volentieri, durante questo pontificato, sono state fatte delle eccezioni rispetto al conseguimento dell'età pensionabile. Da tempo gli osservatori speculano sul mancato allineamento tra Bergoglio e Sarah. In realtà, il cardinale ha spesso rimarcato di essere in comunione assoluta con il Santo Padre. Al netto di alcune sostanziali differenze comunicative - si pensi alla linea sulla gestione dei fenomeni migratori - Sarah non ha mai fatto parte del novero dei cosiddetti "oppositori" del pontefice argentino.
La polemica più rilevante, tra quelle che hanno coinvolto Sarah in questi anni, è stata di sicuro quella relativa a Dal Profondo del nostro cuore, il libro che Sarah ha scritto a quattro mani con il papa emerito Joseph Ratzinger. Attraverso quel testo il duo conservatore ha preso posizione contro l'abolizione del celibato sacerdotale. Un tema di cui si dibatte da decenni e che è tornato d'attualità per via delle discussioni avvenute durante il Sinodo panamazzonico, ma soprattutto a causa delle velleità della Conferenza episcopale tedesca, che sembra orientata a rivoluzionare il quadro della organizzazione ecclesiastica e non solo all'interno del territorio teutonico. Sarah si è anche distinto per aver criticato il multiculturalismo ed i suoi effetti. Un atteggiamento non condiviso da molti altri vertici curiali dei nostri giorni.
Dal futuro dell'Africa, all'identità culturale dell'Occidente minata dall'islamismo, passando per la battaglia condotta contro il relativismo e la strenua difesa dei "valori non negoziabili": il cardinal Robert Sarah non si è mai tirato indietro. Ma ora il cardinale non siederà più sulla sedia di prefetto di una importante Congregazione della Santa Sede. E c'è già chi avverte il rischio di una Chiesa cattolica sempre più convintamente progressista. Difficile, per ora, comprendere chi sarà il sostituto del cardinale africano. Spesso papa Francesco ha stupito tutti, individuando persone che gli analisti non avevano tenuto in considerazione nelle loro previsioni. L'augurio della cosiddetta destra ecclesiastica non può che propendere verso una figura in continuità con il porporato dimissionario. Ma è anche possibile che il vescovo di Roma opti per la discontinuità.
Di sicuro la Curia "perde", per così dire, un altro esponente dell'ala ratzingeriana. Tutto questo avviene mentre il "Sinodo biennale" dei tedeschi procede a marcia spedita. L'eventualità che il celibato venga abolito rimane tale, ma le argomentazioni dei ratzingeriani sembrano divenire, col tempo, davvero minoritarie.
Con Sarah la Chiesa cattolica perde forse uno dei pochi prefetti conservatori rimasti. Ma c'è già chi, conoscendo l'ecclesiastico africano, si dice certo che la voce di Sarah continuerà a levarsi in difesa di quella che una volta veniva chiamata civiltà occidentale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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