La quarantena breve? Si può fare. O, almeno, questo è quanto ritiene la virologa dell'ospedale Sacco di Milano Maria Rita Gismondo che suggerisce di allentare le misure anti-contagio in favore della ripresa economica: "Accorciare di 4 giorni il periodo di quarantena potrebbe essere un grande respiro, sia psicologico sia per l'economia", dichiara nel corso di un'intervista all'Adnkronos.
La Francia ha già dato un taglio netto alla quarantena riducendo il periodo di isolamento domiciliare da 14 a 7 giorni. L'Italia, invece, tentenna preferendo un approccio cauto nonostante i dati relativi ai contagi, spece quelli delle terapie intensive, siano più che incoraggianti. E se il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, circa una settimana fa, aveva aperto uno spiraglio sulla dibattutissima questione, il Comitato tecnico scientifico frena ancora: "serve una linea di prudenza'', ribadiscono a gran voce. "Credo che il Cts avrebbe potuto mostrare un po' più di coraggio", ribatte la direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, Virologia e Diagnostica delle bioemergenze del Sacco.
Le nuove direttive dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sono chiare: si può ridurre il periodo di malattia per Covid-19 a 10 giorni se non vi sono sintomi. Il Cts scuote la testa. "In questo momento in cui stiamo osservando il fenomeno Covid in leggero movimento, una certa cautela è assolutamente comprensibile. - premette la microbiologa - C'è da dire però che ormai abbiamo tanti lavori scientifici". Poi aggiunge, "C'è anche la posizione dell'Organizzazione mondiale della sanità che ci farebbe stare tranquilli su una quarantena di 10 giornI. Per questo oggi il Cts avrebbe potuto già oggi mostrarepiù coraggio. Se non altro non sarebbe stata una propria presa di posizione univoca: è quello che ci ha indicato l'Oms", evidenzia.
In queste ore, riferisce l'Agi, gli esperti del Patto trasversale per la scienza (pts) hanno chiesto al governo di evitare quarantene infinite laddove non vi sia necessità. "Da tempo OMS ha abbandonato questo criterio - spiegano il professor Guido Poli, a capo dell'associazione - in base ad una crescente e ormai consolidata evidenza scientifica: il periodo di contagiosità, che inizia circa 48 ore prima della comparsa di sintomi, ha il suo picco nei primi giorni, per poi calare rapidamente e sostanzialmente annullarsi entro 10 giorni. Al contrario, la positività del tampone può restare tale per molte settimane. Adottare, sulla scia di quasi tutti gli altri Paesi, il criterio OMS avrebbe rilevanti e immediati vantaggi non solo per le persone coinvolte, ma anche per la sanità pubblica. Infatti, il timore di venire isolati senza un termine temporalmente definito costituisce un pericoloso incentivo al nascondimento dei propri sintomi per chi si ammala, oltre che all'utilizzo dell'app di tracciamento".
La lettera al governo, al Cts e ai presidenti di Camera e Senato chiede quindi "di sostituire il criterio del doppio tampone negativo con quello indicato nelle nuove direttive OMS, riducendo a 10 giorni il periodo di malattia per COVID-19 (più 3 giorni senza sintomi, nel caso ve ne fossero) e abbandonando l’uso del tampone di controllo".
"Ve lo chiediamo per tre ragioni - prosegue il testo - ciascuna delle quali ci sembra da sola sufficiente a giustificare la nostra richiesta. La prima ragione riguarda la vita delle persone coinvolte: mantenere in isolamento forzato un paziente che con ogni probabilità non è più contagioso non è di alcuna significativa utilità, né per il paziente né per la collettività. La seconda ragione riguarda l’economia e la ripresa del nostro Paese: la nostra collettività ha bisogno del contributo di queste persone, ora lasciate per lungo tempo in uno stato di ingiustificata immobilità. La terza ragione – che ci pare persino più importante delle altre – riguarda la salute pubblica: il timore di venire isolati senza un termine temporalmente definito costituisce un pericoloso disincentivo alla segnalazione dei propri sintomi per chi si ammala e all’utilizzo dell’app di tracciamento, che invece necessita urgentemente di molte nuove adesioni. Concludiamo con un'osservazione. In senso contrario alla nostra richiesta, si sostiene frequentemente che le nuove direttive OMS sarebbero pensate per i Paesi con risorse limitate e che dunque non possono garantire un secondo tampone in tutti i casi in cui ciò è necessario, a causa dell’insufficienza di strumenti e personale medico".
Tuttavia, si sottolinea nella lettera, "in primo luogo, gran parte dei Paesi europei hanno da tempo adottato le nuove linee guida OMS.
In secondo luogo, le motivazioni di salute pubblica sopra indicate giustificherebbero persino l’assunzione di un modestissimo rischio, se esso fosse veramente associato alle nuove linee guida. Infine, grande è la richiesta, da parte delle regioni, di maggiori risorse per aumentare i tamponi: la scelta che Vi chiediamo potrebbe offrire un aiuto importante in questa direzione".
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