Yara, fermato il mitomane della lettera di Rho

Fermato a Bergamo l'uomo che nei giorni scorsi ha lasciato una scritta nella chiesa di Rho (Milano) dicendo di aver ucciso Yara Gambirasio

Yara, fermato il mitomane della lettera di Rho

Le forze dell'ordine hanno fermato, a Bergamo, l'uomo che nei giorni scorsi ha lasciato una scritta sul registro della chiesa di Rho (Milano), dicendo di essere l'assassino di Yara Gambirasio. Si tratterebbe, come era stato ipotizzato fin dall'inizio, di un mitomane.

L'uomo è un sessantenne residente nella città orobica: stamattina si è presentato alla redazione de "L’Eco di Bergamo", dicendo di voler fornire la sua versione dei fatti. Proprio nelle vicinanze della redazione del quotidiano è stato intercettato subito dopo dalla polizia e portato in questura. La cabina telefonica dalla quale era partita la chiamata all’ospedale di Rho era situata davanti a Palazzo Rezzara, sede del giornale. Ora il sessantenne si trova in questura: è un ex collaboratore di giustizia, ora senza protezione. Di origine meridionale, vive da anni a Bergamo. Gli inquirenti, dopo il fermo, hanno ascoltato il suo racconto: nulla che abbia a che vedere con una svolta sul caso di Yara. Poco prima ai giornalisti aveva spiegato di essere stato frainteso e che voleva semplicemente attirare l’attenzione su un fatto a lui noto e che, a suo avviso, poteva essere collegato al caso Yara, senza però mai voler far intendere che fosse lui l’assassino.

Due giorni fa al centralino dell'ospedale Salvini di Garbagnate, era arrivata una telefonata smistata poi alla sede di Rho. Un anonimo diceva che sotto la porta della chiesetta della struttura sanitaria avrebbero trovato una lettera. Chiedeva poi di avvisare subito il cappellano, don Antonio Citterio. Nella lettera c'era scritto: "Ho scritto io quel messaggio (trovato nel registro della chiesa, ndr) per portare attenzione sull’omicidio di Yara.

Sono a conoscenza di alcuni fatti che rivelerò solo a don Antonio". Testo scritto a mano, niente firma. Sul caso hanno indagato gli uomini del commissariato di Rho-Pero, della questura di Bergamo e una squadra speciale della polizia di Roma.

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