CROZZA, MEGLIO LE PARODIE DEI MONOLOGHI

La maggior parte dei comici di un tempo, che venivano dall'avanspettacolo, avevano come sogno più o meno nascosto quello di smettere a un certo punto i panni del guitto e dimostrare di saper interpretare parti «serie». Molti comici di oggi, che nascono come imitatori e parodisti, hanno l'ambizione più o meno scoperta di abbandonare le maschere cui si sono appoggiati ad inizio carriera e dimostrare di saper tenere la scena con la propria faccia, senza dover far ridere per interposta persona. Il nuovo programma di Maurizio Crozza Crozza Italia (martedì su La 7, ore 21,30) risente visibilmente di questa ambizione, soprattutto nella scelta di costruire questo suo primo «one man show» riducendo le parti riservate alle sue parodie vecchie o nuove (Papa Ratzinger ed Elton John all'inizio, lo scienziato Zichichi alla fine) a favore di monologhi più o meno lunghi di impronta sociale e politica, che in certi punti sembrano voler percorrere l'indirizzo fustigatore di Beppe Grillo (cui Crozza tenta di assomigliare, non si sa quanto inconsapevolmente, anche in certe movenze e inflessioni). Ne viene fuori un programma che procede a sprazzi, paradossalmente più efficace (e conseguentemente divertente) nelle parti parodistiche messe in seconda fila che in quelle «di denuncia» in cui si colgono anche reminiscenze in stile Rockpolitick (come, ad esempio, nel filmato sulla tragedia di Chernobyl). È proprio in questo ambito che Crozza fatica di più ad arrivare allo spettatore, mancandogli per il momento l'energia dirompente e forse anche la necessaria cattiveria e irriverenza per caricarsi sulle spalle l'impegnativo ruolo di fustigatore. Sul piano strettamente tecnico appare ancora più un centometrista talentuoso che un maratoneta (dote richiesta per reggere due ore di programma), più un delizioso cesellatore di tipologie umane caricaturali che un credibile guru velocemente improvvisatosi nel ruolo di coscienza critica del Paese. Le parti più belle di Crozza Italia sono, non a caso, quelle più scioltamente e beffardamente goliardiche, i ritornelli canzonatori in rima «zapatera», i momenti in cui può dare sfogo alla propria indole dolcemente burlesca.

In questa prima puntata lo hanno spalleggiato la moglie Carla Signoris, presentata come deus ex machina della trasmissione («Finalmente ho un programma tutto mio, in cui però decide tutto mia moglie»), la sempre ottima Giorgia, Elio con le sue canzoni provocatorie, i giornalisti Marco Travaglio e Peter Gomez chiamati a fare l'elenco del numero di inquisiti presenti nel Parlamento vecchio e in quello prossimo venturo. A conferma che ogni programma comico vuole ormai avere il suo «angolo dell'informazione», giusta o sbagliata che sia questa commistione di generi.

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