Non c'è pace per Roald Dahl, questa volta "condannato" nel nome del politicamente corretto anche dal suo stesso museo. Il Roald Dahl Museum in Inghilterra, fondato dalla vedova dello scrittore, ha infatti riconosciuto che il razzismo del celebre autore era "innegabile e indelebile". Il museo, che ha sede a Great Missenden, nel Buckinghamshire, dove viveva Dahl, ha pubblicato una nota sul proprio sito web per affermare che sostiene "pienamente" le scuse diffuse dalla famiglia Dahl e dalla Roald Dahl Story Company nel 2020 per le opinioni antisemite dell'autore dei romanzi per bambini più famoso del mondo.
Il museo sottolinea inoltre che "condanna ogni razzismo diretto a qualsiasi gruppo o individuo" e spiega che da alcuni anni si impegna a fianco di alcune organizzazioni ebraiche come la Board of Deputies of British Jews, il Jewish Leadership Council, il Community Security Trust e l'Antisemitism Policy Trust. "Questo processo - spiega il museo - ha incluso la formazione del nostro personale e dei fiduciari dell'Antisemitism Policy Trust".
La nota del museo
Il museo sottolinea inoltre di voler contribuire "alla lotta all'odio e al pregiudizio", sostenendo il "lavoro di esperti che già lavorano in questo settore, compresi quelli della comunità ebraica" oltre che di lavorare per "combattere i pregiudizi", difendendo i diritti universali dei bambini, esplorati attraverso le esperienze dei personaggi nelle storie di Roald Dahl. E aggiunge: "Il razzismo di Roald è innegabile e indelebile, ma ciò che speriamo possa sopportare è anche il potenziale della sua eredità creativa di fare qualcosa di buono".
La nota, come conferma la stampa britannica, è esposta anche all'ingresso del museo. In una dichiarazione inviata alla Cnn, un portavoce della campagna contro l'antisemitismo ha affermato che le storie di Dahl "intrattengono e deliziano milioni di bambini e dovrebbero continuare a farlo." Allo stesso tempo, "è importante che un museo e un sito web dedicati all'autore presentino la storia completa della sua vita e del suo lavoro, compresi i suoi lati più oscuri". Nel 2020, la famiglia e la Roald Dahl Story Company hanno diffuso un comunicato nel quale si scusavano "profondamente per il dolore duraturo e comprensibile causato dalle sue dichiarazioni antisemite. Quelle osservazioni prevenute per noi sono incomprensibili e sono in netto contrasto con l'uomo che conoscevamo".
La recente polemica sullo scrittore e la cancel culture
Lo scrittore, morto nel 1990 all'età di 74 anni, è stato uno degli autori per bambini di maggior successo di tutti i tempi. Le ultime edizioni dei libri del celebre scrittore britannico, tuttavia, autore di capolavori assoluti come La fabbrica di cioccolato (1964) e Matilde (1988), hanno subito importanti modifiche e parole come "grasso", "brutto" e "pazzo" sono state tolte, ha riferito per primo il Telegraph. In una nota, citata dal quotidiano inglese, l'editore Puffin ha affermato che alcuni testi sono stati riscritti per garantire che i libri di Dahl "possano continuare ad essere apprezzati da tutti oggi".
La Roald Dahl Story Company, che gestisce i diritti d'autore dei romanzi dello scrittore morto nel 1990, ha collaborato con Puffin per aggiornare i testi, assicurando tuttavia "l'irriverenza e lo spirito tagliente" dei libri originali non sono andati perduti. Una decisione che ha generato non poche polemiche, non solo in Inghilterra: a schierarsi contro la versione "politicamente corretta" degli scritti di Dahl è stato, fra gli altri, Salman Rushdie, il quale ha parlato di una "assurda censura".
Secondo Bren O'Neill, invece, quella contro Dahl è una "purificazione culturale. Queste alterazioni arroganti rappresentano un attacco profondamente censorio a uno degli scrittori più amati della Gran Bretagna".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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