Dalla rivincita delle donne allo scandalo politico: alla (ri)scoperta di The Good Wife

Una serie legale che ridefinisce il concetto di giustizia. Su NowTv ci sono tutte le stagioni di The Good Wife

Dalla rivincita delle donne allo scandalo politico: alla (ri)scoperta di The Good Wife

È una serie tv che qui in Italia non ha mai trovato il giusto spazio, nonostante una buona campagna pubblicitaria e le ottime critiche dalla stampa estera. Eppure, The Good Wife si cala alla perfezione nei gusti di un pubblico generalista. Non è altro che un "semplice" legal drama che si muove nei meandri delle aule di tribunali con un passo deciso e schietto, raccontando storie umane e ispirate (vagamente) a fatti realmente accaduti. In America per sette lunghe stagioni è stato lo show di punta della CBS. Nel nostro Paese, invece, dapprima ha faticato a restare a galla nei palinsesti di Rai Due per trovare poi un pubblico accogliente tra quelli che praticano il binge watching. Di fatto, a sei anni dalla sua conclusione, The Good Wife è una presenza fissa in diversi canali on-demand che sono disponibili in Italia, tanto da essere riscoperta da chi, fino a qualche tempo fa, ignorava la sua esistenza. Prima è apparsa su Netflix, poi su Amazon Prime Video, dal 28 ottobre tutti e 158 episodi sono disponibili su Sky e Nowtv (e in contemporanea anche su Paramount+) così da poter "assaggiare" uno dei drammi legali al femminile più apprezzati degli ultimi anni.

The Good Wife apre una lunga parentesi sullo stato della giustizia nel grande Paese americano, in cui corruzione e politica camminano sulla stessa linea. Ma, di fatto, è anche una storia d’amore e di riscatto di una donna che non vuole restare più nell’angolo. Intensa e peculiare nei suoi modi di raccontare l’America pre-Trump, The Good Wife non solo è un dramma legale ma è qualcosa di più. E ora vi spieghiamo perché è una serie che merita di essere vista.

La rivincita di una donna tradita

La vita di Alica Florrick (Julianna Margulies) viene letteralmente stravolta. Dal momento in cui suo marito, il procuratore Peter Florrick (Chris North, il Mr. Big di Sex & The City) viene incarcerato per uno scandalo a base di sesso e corruzione, Alicia vuole dare una svolta alla vita. Da sola e con una famiglia allo sbando, la "buona moglie" decide di rimettersi in gioco e tornare a essere un avvocato, professione abbandonata dopo il matrimonio per stare accanto al marito e ai figli. Contatta così un suo vecchio amico, tale Will Gardner, che è uno dei soci al prestigioso Stem, Lockhart & Gardener. Qui Alicia conosce una delle fondatrici, Diane, donna forte e fuori dagli schemi, e il giovane Cary, avvocato anche lui e in cerca di fama e di successo. Alicia, nel primo giorno di lavoro, si trova a contatto con un mondo di cui ignorava l’esistenza tanto da non riuscire a stare al passo. Trova però in Kalida, investigatrice privata di origine indiane e in precedenza licenziata dal suo ex, una valida amica su cui poter contare. Caso dopo caso, Alicia ritrova se stessa e la voglia di tornare a vivere, ma non sfugge dal suo passato. Perché, causa forza maggiore, lo scandalo che ha distrutto la sua famiglia continua a regalare sorprese e drammi inaspettati.

The Good Wife è la serie più "politica" della tv

C’è un confine molto labile tra intrattenimento e satira del mondo in cui viviamo. E quando si parla di avvocatura e di politica, questa linea di demarcazione molto spesso non è visibile a tutti. È come se l’uno compensasse l’altro. In The Good Wife si racconta proprio questo aspetto. In mondo che corre così veloce e che è in continuo movimento, il tema della giustizia è molto caldo. Non è solo attuare una norma ma "leggere" gli usi e costumi di un Paese che è sull’orlo del cambiamento. Attraverso la storia di Alicia e delle sue battaglie in tribunale, il pubblico si rende conto come la giustizia, il diritto alla difesa e la politica siano legati da un doppio filo. Non è solo un "atto tra postulanti" come diceva Ken Follet ne I Pilastri della Terra, ma è scendere a patti con noi stessi e con le nostre convinzioni. La storia di Alicia, più volte, si sofferma su questo pensiero. Niente è bianco o nero, non sempre c’è la vittima o il carnefice, la verità sta nel mezzo. E la donna lo scopre a sue spese. Stagione dopo stagione si delinea un concetto molto astratto di giustizia, in cui non sempre si patteggia per la tutela del singolo ma solo al proprio tornaconto personale.

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Il ruolo della protagonista che doveva essere di Helen Hunt

Per Julianna Margulies il ruolo di The Good Wife è stato un vero e proprio punto di rottura con il passato. Dopo che il pubblico aveva conosciuto l’attrice nella serie di ER- Medici in prima linea, il legal drama della CBS è stato il passo in avanti della sua carriera. L’attrice ha vinto tre Emmy Awards, un Golden Globe e un Peabody Awards nel 2010 per il ruolo ricoperto in The Good Wife. Oggi è co-protagonista in The Morning Show nel ruolo di una giornalista dal passato tormentato. Ma, come riportano le notizie dai settimanali americani, all’inizio non era la prima scelta per ricoprire il ruolo di Alicia Florrick. La produzione ha proposto il ruolo a Helen Hunt e persino ad Ashley Judd. Entrambe hanno però rifiutato. Persino Elisabeth Shue è stata presa in considerazione per il ruolo, ma ha rifiutato per stare accanto alla famiglia. La Margulies, in pratica, è stata solo la quarta scelta che si è rivelata quella vincente.

Gli scandali veri e presunti dietro The Good Wife

Sviluppata da Robert e Michelle King, la serie non è frutto solo della fantasia dei due creatori. Come è stato più volte affermato in diverse interviste, molti dei casi raccontati nei singoli episodi sono ispirati a fatti realmente accaduti. "Nel 2008 abbiamo avuto l’idea di The Good Wife. Io e mio marito ci siamo resi conto che l’America è travolta da scandali sessuali e di corruzione – rivela la creatrice-. Da Bill e Hillary Clinton, a Dick Morris, a Eliot Spitzer, solo per citare i più celebri. Penso che siano dappertutto nella nostra cultura ed è giusto raccontare anche questo aspetto del lifestyle americano".

Nessuno dei creatori ha conoscenza in campo giuridico

Dicevamo, una serie che racconta cosa succede all’interno delle aule di tribunale, eppure i produttori di The Good Wife non sono esperti di tematiche legate alla giurisprudenza. In realtà, come è stato poi spiegato da Robert e Michelle King, l’idea di base della serie tv era quella di raccontare la giustizia da un punto di vista più umano e meno tecnico così da permettere al pubblico di "entrare" nella storia. Ovviamente, in fase di scrittura, un team di collaboratori e esperti in materia ha permesso alle vicende di essere fruibili e di essere più vicine possibile al diritto vigente.

Perché vedere la serie tv?

The Good Wife è una serie unica nel suo genere. Non è solo un dramma legale, ma è una storia di una donna che lotta per se stessa e che cerca di restare a galla in un mondo di soli uomini. Piace perché ha una narrazione dinamica e incisiva, e perché i personaggi hanno mille sfaccettature tanto da miscelare bene le vicende personali ai casi in tribunale. Da vedere anche solo per capire e conoscere come viene strutturato il lavoro all’interno degli studi legali.

E poi c’è … The Good Fight

Alla luce del grande successo ottenuto da The Good Wife, nel 2017 viene realizzato anche uno spin-off, dal titolo The Good Fight, ancora in onda negli States con gli episodi della sesta e ultima stagione. Qui in Italia disponibile su Tim Vision. La storia prende i fili del racconto lì dove è terminata la storia di Alicia. A causa di una truffa finanziaria, la giovane Maia si trova senza un soldo e senza un lavoro, e allo stesso tempo, anche la sua mentore si trova imbrigliata in questa truffa.

Così Diana – ex collega di Alicia - lascia il suo e comincia a costruirsi un nuovo “futuro” in uno degli studi emergenti di Chicago. Alle spalle si intravede il sorgere dell’era Trump come nuovo presidente degli Stati Uniti.

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