Quei demoni nelle nostre vite che si divorano pure le famiglie

Einaudi pubblica l'ultimo lavoro di Emma Cline, Daddy. Dieci racconti che mettono a nudo il deserto umano

Quei demoni nelle nostre vite che si divorano pure le famiglie

C'è l'incapacità a comunicare, prima di tutto. L'incapacità a comunicare i desideri, i sentimenti, le aspettative bruciate, le delusioni. E questa incapacità crea inesorabilmente distanze incolmabili. Tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra amici. L'universo di solitudine che Emma Cline dipinge nel suo ultimo libro, Daddy (Einaudi), è costellato da personaggi che vagano, tristi e incompiuti, in città che non sono più comunità. Soli e devastati dal proprio passato, provano a sopravvivere in un deserto che lascia l'amaro in bocca mentre, pagina dopo pagina, il lettore lo solca. La scrittrice americana, che avevamo già imparato a conoscere e apprezzare con Le ragazze (Einaudi), non fa alcuno sconto a queste anime incompiute. Le dipinge per quello che sono: anime alla deriva capaci quasi solo a far del male e farsi del male.

Dieci racconti brevi. Dieci polaroid di rapporti che non combaciano più. La Cline torna in libreria con una raccolta scritta con la disarmante ruvidezza con cui la vita finisce per incresparsi quando l'innocenza viene bruciata dall'età adulta. Quello che un tempo era, non c'è più. E quello che rimane nelle mani segnate è l'assenza dolorosa della speranza. Quelle messe a nudo dalla scrittrice californiana sono vite deluse. Le vacanze di Natale di una famiglia normale svelano le distanze che con gli anni si sono sedimentate tra un padre e i propri figli. I dialoghi svaniscono e, mentre il rito delle festività viene ripetuto di anno in anno, ecco che i gesti svuotano del calore e della gioia che un tempo si provavano nello stare insieme. Lo stesso dramma brucia sulla pelle di padre (divorziato) alle prese con un figlio-bullo cacciato dalla scuola per aver pestato un coetaneo. Le distanze tra i due non si colmano. Si sono sedimentate negli anni. Non basta una cena al ristorante per recupare quello che hanno perso. E l'incapcità di parlarsi non può che diventare rabbia. La stessa che può provare una ragazzina dopo il tradimento dell'amica. Nemmeno riesce a spiegarsela. E come può se l'innocenza viene spezzata con la stessa violenza di una sassata? Alla fine rimangono tutti quanti soli con gli spettri che pesano loro addosso.

Daddy di Emma Cline

La Cline non esprime giudizi. Mai. I dieci racconti sono troppo essenziali per perdersi in congetture. Quando mette il punto e passa alla storia successiva lascia il lettore con i demoni delle vite che gli ha appena dato in pasto. Le colpe, certo, ci sono. E sono evidenti. Ma sono così comuni (quasi dei cliché). E questo fa ancora più male. E, se gli uomini non si dimostrano mai all'altezza della situazione (inadatti e impacciati a dimostrarsi migliori anche nelle situazioni più ovvie), le donne non sono da meno. Il sesso diventa troppo spesso un'arma. Ma alla fine sono sempre le relazioni a complicarsi.

Non nell'album di figurine che la Cline compone sapientemente è il genere umano a non salvarsi. E quello che rimane addosso dopo aver letto Daddy è tanto sconforto. Lo stesso che traspare un altro racconto che la Cline ha deciso di tener fuori dalla raccolta e che Einaudi ha pubblicato qualche settimana fa: Harvey. L'Harvey in questione è Weinstein, il produttore cinematografico finito nei guai per denunce di abusi che hanno poi dato il via al movimento del MeToo. In poche pagine la Cline ci racconta le ore che precedono la sentenza. Sono pagine surreali: il lettore sa bene che l'11 marzo dell'anno scorso, dopo una battaglia legale durata due anni e mezzo, la Corte Suprema dello stato di New York lo ha condannato a scontare 23 anni di carcere nel carcere di Rikers Island, eppure lo accompagna in quelle ore di ansia in cui persino l'apparizione di Don DeLillo in giardino diventa per Harvey il presagio di un giudizio positivo della Corte. Anche in questo caso l'autrice non esprime giudizi: si limita a tratteggiare la fine di un uomo che nella vita ha avuto tutto e si è preso tutto. Anche con la forza. "Non so perché sono attratta da questo tipo di personaggi", ha raccontato a inizio febbraio alla Stampa.

"Scrivere è una cosa misteriosa - ha poi spiegato - non so perché mi interessano certe relazioni o certe dinamiche. E sono sicura di non avere uno scopo". In questo modo non separa il mondo da buoni e cattivi, ma lo racconta in tutte le sue bassezze e solitudini.

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