Un tema più che mai attuale. La Libia e tutto ciò che ne consegue ai giorni nostri. Non vi è dubbio che siano molte le lacune e i buchi in riferimento a una storia che ci ha riguardati da vicino e che anche nel corso degli anni continua a essere un dibattito politico e culturale molto delicato. Possibili soluzioni si sono presentate ai vari Governi del passato e oggi ne è conivolta l'Europa e l'America in quanto dopo la caduta di Gheddafi il paese rimane un cololaio di instabilità per tutto il continente africano. Il Mali è un altro esempio devastato dei ribelli che combattono in nome di una finta religione, distruggendo luoghi di culto, specie cattolici, rapendo ragazze e uccidendo famiglie. La maggior parte della popolazione che fugge a Timbuctu è a favore della difesa della Francia mentre ripercussioni terroristesche e anche di chiusure di forniture di gas ricattano l'Europa.
E' difficile dire come la situazione possa evolvere, ma capire che cosa abbia rappresentato la Libia, soprattutto per gli italiani nella prima metà del Novecento permette forse un approccio geo-politico diverso.
L'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito ha pubblicato "Libia 1922-1931- Le operazioni militari italiane" a cura di Federica Saini Fasanotti (pag. 450. Euro 25.00), con tanto di piante geografiche con tutte le operazioni militari portate avanti dal nostro Paese, nonchè un accurato prospetto di tutti i presidenti del Consiglio dei Ministri a partire da Nitti, Giolitti, Bonomi, Facta, Mussolini e i ministri della Guerra da Bonomi a Gazzera compreso lo stesso Mussolini nel 1929, nonché i ministri alle Colonie da Teodoli a Bessoni e da Rossi ad Amendola fino a De Bono. Non mancano i governatori della Tripolitania. Immagini dell'epoca ci aprono un mondo inimmaginabile. (Un altro libro uscito in questi giorni parla dei bambini dimenticati delle colonie di Tripoli scritto da Grimaldi, testimone oculare). Ma vediamo di ripercorrere la faticosa ricerca di Federica Saini Fasanotti. L'inizio dell'occupazione della Libia tra il 1911 e il 1912 nota come "Guerra Italo-Turca" vide la vittoria dell'Italia che presto si rese conto che la semplice del territorio non sarebbe bastata a convincere le popolazioni libiche mosse contro l'occupazione straniera e contro "l'infedele". La prima Guerra Mondiale, sembrò congelare una situazione già di per sè difficile al punto che alla fine dell'impresa la presenza italiana era ridotta ad alcuni punti della costa. Il Governo iniziava a prendere in considerazione l'abbandono della "quarta sponda", l'instaurazione di un modus vivendi con i capi locali, la conquista sul terreno dell'intero Paese. All'inizio si decise per un compromesso più deciso e fermo spasato da Mussolini quando alla fine del '22 salì al potere. Fino alla fine degli anni Venti si cercò un rapporto tra i capi locali e religiosi. Perduta la credibilità delle buone intenzioni e degli impegni assunti dall'una e dall'altra parte, la riconquista della Libia si concretizzò attraverso l'enorme sforzo del Regio Esercito alle prese con gli sconosciuti territori della Tripolitania, della Cirenaica e del Fezzan, una feroce lotta senza tregua. A farne le spese maggiori fu la popolazione indigena, ostaggio dell'una e dell'altra parte tra il fuoco del nostro esercito e quello dei guerriglieri libici. "...Una battaglia che si concluse con la pace di Ouchy che sancì la vittoria italiana nonostante la ripresa di vari motti locali. Fu soprattutto la resistenza della Senussia in Cirenaica a causare maggiore esistenza e provvedimenti drastici. Alle truppe nazionali venenro accostate truppe di colore, vero nerbo delle operazioni di polizia coloniali per sconfiggeri il tessuto sociale libico....una ben più ampia politica repressiva fu condotta dal regime fascista..", così spiega il colonnello Antonino Zarcone, capo dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. Una seconda presfazione o post fazione, come è meglio chiamarla è del Generale Mario Montanari dove spiega la sorte di Tripoli, di Gadames, Sirte sul confine tunisino e in Agedabia e in particolare i problemi dell'oasi di Giarabub fino all'area di Tripoli e Bengasi con le oasi occupate di Giofra e Gialo sul 29° parallelo. Il Generale Montanari, sottolinea come Federica Saini Fasanotti si soffermi sulla riconquista del Fezzan, una delle operazioni più significative in ambito coloniale perchè sviluppesi in pieno deserto. "La riconquista della Tripolitania era stata facilitata dalal rivalità che dividevano i capi arabi e berberi, ma in Cirenaica la Sinussia aveva un capo carismatico come Omar-al Mukhtar. Un problema che si risolse temporaneamente con un reticolato di 270 km dalla Baia di Sollum all'oasi di Giarabub. Il 24 gennaio del 1932 Badoglio annunciò il superamento di ogni resistenza.."GLi avvenimenti sono presentati dalla Saini Fasanotti sulla basa di uan documentazione molto ricca e scelta con accuratezza e imparzialità, come nel precedente volume "Etiopia 1936-1940). Un'esposizione, ancora una volta realistica, esaudiente e scevra di retorica. Meritano una considerazione particolare le ricostruzioni dell'ambiente militare dell'epoca con la fresca descrizione dei caratteri dei vari comandanti e sulla mentalità corrente.
L'autrice milanese aveva svolto una tesi all'Università Statale di Milano sui rapporti tra il Fascismo e la Croce Rossa e poi trasferitasi a Roma iniziò la sua collaborazione attiva con l'Archivio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. Nel 2006 ha pubblicato "La gioia violata . Crimini contri gli italiani 1940-46". Con il penultimo libro pubblicato è arrivata in finale al Premio Acqui Storia 2011. Non è detto che per questa ultima fatica si guadagni il nuovo storico Premio. La stessa autrice nell'introduzione del libro specifica che vi è altrettanta documentazione scritta in arabo sul tema da lei affrontato, materiale prezioso che andrebbe messo a confronto. Complimenti Federica!
Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.