Il Type Visual, la nuova espressione artistica elaborata da Lorenzo Marini sbarca ad Art Basel Miami, il più importante avvenimento artistico americano, che si inaugura oggi. Qualche settimana fa Marini aveva scelto Il Palazzo della Permanente di Milano per presentare, in una mostra personale (dal 6 al 31 ottobre), l'ultima evoluzione della sua ricerca artistica: l'esaltazione della ricerca dell'alfabeto e più specificamente delle font dei caratteri grafici.
Da oggi fino a domenica 4 dicembre, sarà presente presso lo Scope Miami Beach Pavillon con 10 opere di questa serie. Una conferma dell’interesse che l’artista italiano sta riscuotendo negli Stati Uniti, dove è stato protagonista nell’ultimo anno di mostre prestigiose ed è rappresentato George Berger Gallery New York. Si tratta di un segnale positiva per l'intera contemporary art italiana, che presenta una ricerca originale e autonoma, che qualche critico ha già battezzato “Type art”. Del resto, non sorprende che Marini si sia indirizzato verso questo studio. Fino a due anni fa infatti era noto soprattutto come uno dei più prestigiosi art director italiani.
La sua dimestichezza con i caratteri tipografici deriva anche da decenni di questo lavoro. Appunto dal 2014 Marini ha deciso di uscire allo scoperto e di rendere pubblica la sua ricerca artistica, che non aveva mai interrotto da quando, prima di iniziare la carriera nell'advertising, frequentava l'Accademia di belle arti di Venezia. In due anni è stato protagonista di diverse personali, la maggioranza delle quali in spazi pubblici come l'Oberdan di Milano e Palazzo Medici Riccardi a Firenze.
In questo giorni, sino al 19 dicembre, Marini è anche presente a un'asta organizzata dalla piattaforma internazionale Charitystars a favore di NaM, organizzazione no profit, attiva nel creare un movimento d'opinione per assegnare a Giulio Rapetti
Mogol il Premio Nobel per la letteratura. Insieme a un “type” di Marini, l'asta benefica presenta anche opere uniche e originali di Maestri come Giorgio De Chirico, Dadamaino, Sam Francis, Hermann Nitsch e Bernard Aubertin.
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