È stato l'ultimo degli editori-principi. Quelli che con il loro nome, Arnoldo Mondadori, Valentino Bompiani, Livio Garzanti, incarnavano uno stile editoriale e un'epoca. Dopo è venuto è venuto il tempo delle sigle, del marketing, dell'industria editoriale, ma il profumo di fare i libri come fossero oggetti d'arte o simboli ed espressioni di un'idea, è scomparso. Era un editore partigiano, Giulio Einaudi, non conformista e però dichiaratamente di parte: l'essere figlio di un grande economista liberale, Luigi Einaudi, che sarà poi anche presidente della Repubblica italiana, non gli impedì di fare una casa editrice orientata a sinistra, spesso scopertamente comunista, a volte settaria. A salvarlo dalla totale faziosità, fu però la sua capacità di circondarsi dei migliori ingegni dell'Italia del dopoguerra: Cesare Pavere, Elio Vittorini, per la letteratura, Massimo Mila per la musica, Delio Cantimori ed Ernesto De Martino per la saggistica. Il risultato fu una produzione editoriale che almeno fino all'inizio degli anni Ottanta riuscì a combinare rigore intellettuale, raffinatezza grafica e disegno artistico.
A proposito di disegno artistico, nella mostra allestita a Palazzo Reale di Milano dal titolo "Giulio Einaudi: l'arte di pubblicare", in occasione dei cento anni dalla nascita, che rimarrà aperta fino al 13 gennaio accompagnata da un catalogo edito da Skira (ingresso gratuito), grazie alla collaborazione dell'assessorato alla Cultura del Comune di Milano, si possono ammirare nelle diverse sale a piano terra le opere grafiche di Morandi, Modigliani, Casorati, Manzù, Giacometti... e una in particolare più complessa dedicata a Italo Calvino. Aber Steiner e Max Huber, primi veri grafici designers, ai pittori in erba di Brera coordinati a quei tempi da Giuseppe Ajmone, consulente artistico della Einaudi dal 1946 al 1949, furono collaboratori per tutto ciò che era illustrazione di libri: Morlotti, Ghighine, Cassinari, Purificato, Guttuso, Peverelli, Vedova, Bergollli, Bertagnin e persino al coinvolgimento di Bruno Munari per la forma del libro con il suo marchio, conosciuta dal grande pubblico. "I Coralli", con le due collane antesignane come "Narratori contemporanei" e "Corrente" esprimono chiaramente l'identità stilistica e idelogica della casa editrice di Torino. <L'esposizione è un'eposizione filologica sul lavoro editoriale del grande editore italiano che chiude degnamente le manifestazioni dedicate al centenario dalla sua nascita>, ha detto l'assessore Boeri alla presentazione della mostra.
Dagli anni Trenta alla fine del secolo scorso, dal buoio del regime fascista alla Liberazione, dagli anni difficilissimi del dopoguerra fino agli entusiasmi del boom economico, dal '68 agli anni di Piombo, per non parlare dell'epoca contradditoria degli anni Ottanta, di apparente benessere ed edonistica. Ma ripercorriamo la storia.
La casa editrice nasce nel 1933, Giulio ha 21 anni assecondato dal padre e dagli amici del Liceo M. D'Azeglio; un gruppo che si formò intorno al professor Augusto Monti e sulla scia di un altro giovane Piero Gobetti. L'amicizia con Leone Ginzburg, Cesare Pavese, Massimo Mila, Umberto Bobbio e poi la collaborazione con Pintor, Vittorini, Contini, Muscetta fino al dopoguerra con il contatto stretto con Calvino, Bollati, Fossati, Cantimori, Chabord e Spriano. Va ricordato che il motto della casa era "Spiritus durissima coquit" (lo spirito digerisce le cose più dure). Ma vi fu anche un'altra cerchia nella partita, gli autori Gadda, De Filippo, Morante, Fenoglio, Stern, Cassola, Bassani, Sciascia, Romano, Levi e Arpino hanno fatto da controaltare ad altri scrittori della casa editrice, ma stranieri come: Goethe, Dostojevskij, Tolstoj, Stevenson, Flaubert, Kafka, Gogol, Conrad, Lee Masters, Proust (del grande passato) e i "moderni" Sartre, Hemingway, Borges, Mann, Salinger, Brecht, Musil, Miller, Beckett, Queneau, Ionesco, Bulgakov, Robbe-Grillet, solo per citarne alcuni. Einaudi non è solo letteratura, poesia e teatro,; dal 1933 al 1993 sono state tante le riviste edite e le varie collane di studi etnologici, per ragazzi, politici. Tra le riviste "La Riforma Sociale", "Il Politecnico" di Elio Vittorini, "Il Menabò" di Calvino e VIttorini, "Società" di Muscetta e "Rivista di Filosofia" di Bobbio. Consulenti d'oro furono Carlo Frassinelli e poi Francesco Menzio che illustrò tutte le copertine dell'Einaudi fino alla fine della guerra.
Degli altri ne abbiamo già parlato.In occasione della mostra una nuova opera di Giulio Paolini vede la luce, "O.D.E. (Occhiali di Einaudi) perchè l'opera di Paolini è fortemente radicata nel lavoro grafico e tipografico nell'editoria di Einaudi.
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