Nancy Brilli, una locandiera perfetta

La locandiera di Goldoni sarà al Teatro Manzoni di Milano fino al 27 gennaio. La brava Nancy Brilli tutta da scoprire sul palcoscenico per chi è abituato a vederla in tv

Nancy Brilli, una locandiera perfetta

Il mistero si infittisce e contemporaneamente apre le porte alle possibili fessure di interpretazione e di comprensione della diseguaglianza tra i due sessi, quello maschile e quello femminile. Una sorta di trattato lucido e impeccabile sotto il profilo del contenuto e della reagia, nonchè di tutti gli attori, Fabio Bussotti, Claudio Castrogiovanni, Maximilian Nisi, insieme ai quali troviamo anche Fabio Fusco e Nicoletta Ercole e naturalmente grazie alla bella e brava Nancy Brilli, tutta da scoprire sul palcoscenico per chi è abituato a vederla in televisione.

Parlavamo di una sorta di trattato sui caratteri dei due sessi che sembrano essere destinati ad attrarsi ma a incontrarsi mai. La regia impeccabile e classica in stile strehleriano di Giuseppe Marini, ben evidenzia il tema ponendo l'accento sull'egoismo o meglio sarebbe dire del "narcisismo" che da sempre trova nella sfera amorosa un terreno fertile: un terreno priviolegiato nel deserto dei sentimenti (anche se è andato a finire male un amore è sempre meglio averlo vissuto che non averlo provato mai con tutti i se e tutti i ma..). Anche le scene di Alessandro Chiti e i costumi di Nicoletta Ercole ci riportano a quella venezia settecentesca ricca di costumi, dai begli interni ricchi di stucchi e specchi alle pareti, tessuti degni del Museo del Costume di Casa Mocenigo, proprio in questi mesi in restauro. Corpetti di seta, nastri di velluto e acconciature maschili e femminili importanti per una società delle apparenze, nonstante dall'Illuminismo irradiata.

Il sapore della vita fatta in apparenza di piccole cose dietro le quali si cela una filosofia e una psicologia sottolissima, apparentemente semplice nel manifestarsi e farrugginosa se si vuole approfondire. La Società per Attori ha proprio realizzato una bella "Locandiera" che ha lasciato la bocca asciutta sul finale diabolico di Goldoni, in quanto l'amore viene sostituito dalle sue recite. Così la finzione si serve dell'amore al punto da non farlo mai trinfare, vuoi per orgoglio, per vendetta, per pregiudizi o appunto narcisismi o egoismi perpetuati da entrambi i sessi e alla fine ci si deve accontentare o di restare soli, o di essere gabbati, oppure ancora di fare matrimoni di ripicca o magari anche di convenienza. Eppure l'amore vero è lì a un passo... Ma nei secoli nulla sembra essere cambiato, anche nella nostra società dove ogni valore sembra essere saltato per aria, le famiglie spaccate dai divorsi, le copie in affanno, non si fa nulla per tenderci una mano sapendo che ciò che ci aspetta è la solitudine. Forse che Goldoni con la sua "Locandiera" voleva già suggerirci di essere più saggi?!

L'eros riemerge nella sua accezione più odiosa, seppur comica e divertente come sempre l'ha trattata il genio di Goldoni, ma è pur vero che nel deserto dei sentimenti e fra le macerie del desiderio sempre più confuso al punto che sembra essere recalcitrante, ciò chi reca il marchio della supremazia e della rivalsa prima è l'uomo e poi la donna che appare vincente ma che in realtà è un'altra sconfitta perchè non realizza mai il suo sogno di stare con l'amato troppo impegnato a fargliela pagare, seppur con tutte le ragioni del mondo incluse quelle femministe. Ma c'è da chiedersi fino a che punto il desiderio maschile, ritrovato faticosamente, viene deriso e sbeffeggiato prima di morire, sacrificato sull'altare di "un narcisismo femminile" tra calcolo, opportunismo, vendetta, anche interclasssita (non che le cose vadano meglio tra quelli della stessa classe), procede Mirandolina costi quel che costi, senz'altro oggetto se non del proprio trionfo. "Scritta nel 1750, la commedia non ha mancato di esercitare nel tempo, proprio come la sua protagonista, una certa misteriosa malia incantatrice. Mirandolina è infatti il primo personaggio femminile del teatro occidentale recante i caratteri della modernità. Un prototipo di donna moderna, con la sua freddezza, la sua facoltà calcolatrice, la sua mancanza di bontà, che mette in scena che mette in scena una spietata quanto attuale lotta tra i sessi ...in un perverso gioco di relazioni pericolose in cui l'amore è costituito dalla finzione...

il cavaliere rustico e misogino che deride gli altri due nobili che la cortaggiano viene a sua volta deriso e abbandonato dalla stessa seduttrice che non contenta della vittoria, con un cuore anche un po' addolorato, non si accontenta della vittoria, ma vuole il trionfo e lo fa annunciando il suo matrimonio con il servitore Fabrizio", così ha commentato il regista Giuseppe Marini che di sfide attraverso i classici è abituato a lanciarle. E' così che ci consuma la rivalsa della donna ferita nei secoli nei confronti del maschio, oggi più che mai in crisi.

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