In Rai scherzano sulla pupù. Roba da "Sorci"

Ci riferiamo a Sorci verdi, programma andato in onda per un mesetto su Raidue in seconda serata

In Rai scherzano sulla pupù. Roba da "Sorci"

Forse non varrebbe la pena di parlarne perché la serie, breve come un sospiro, si è già esaurita, ma lo facciamo lo stesso perché si è trattato di un'occasione perduta. Ci riferiamo a Sorci verdi, programma andato in onda per un mesetto su Raidue in seconda serata. L'idea sembrava buona: un'ora e mezzo di ironia e di satira aveva creato delle aspettative: peccato siano state tradite. Abbiamo assistito a una trasmissione nevrotica e dispersiva, durante la quale non erano carenti le prese per i fondelli e neppure una massiccia dose di noia provocata da chiacchiere scontate, battutacce sgangherate, musica assordante e ovvietà.Essere dissacranti è facile per certi personaggi quale il conduttore dei Sorci, cioè J-Ax; quanto all'humour, o c'è o non c'è. Ogni forzatura nel tentativo di recuperarlo è stata vana e ha prodotto una mappazza stomachevole. Quando le voci degli ospiti si sovrapponevano al suono della band, diventava tutto insopportabilmente fastidioso. L'esperimento a onor del vero è stato coraggioso, e con un po' più di buon gusto avrebbe avuto un esito felice. Viceversa, ha fatto arricciare il naso a un numero considerevole di spettatori, come si evince dai dati di ascolto: la puntata di maggior successo è stata quella con Cochi e Renato, comici intramontabili, che ha registrato un 6,11 assai soddisfacente; quella che ha segnato il punteggio più basso era incentrata su Fedez, un miserabile 2,31. La media ottenuta dai topi è stata del 4,24. Il fatto che il record sia stato ottenuto dai due vecchietti del cabaret italiano va interpretato in un modo solo: alla gente che trascorre il dopocena davanti alla tv non piacciono molto le novità; meglio l'usato sicuro. Nessuno gradisce il chiasso, le platee zeppe di ragazzotti in jeans, scomposti e rumoreggianti. Se poi allo scopo di vivacizzare lo spettacolo, J-Ax tira fuori dal proprio repertorio «figa» e «culo» l'effetto respingente è garantito. Non abbiamo nulla contro il turpiloquio che, a tempo debito, può risultare perfino divertente. Ma abusarne in un contesto televisivo stona. Evoca un clima infantile: per far ridere i bambini basta dire «cacca». Gli adulti hanno bisogno di qualcosa di più spiritoso, chiedono che le meningi siano spremute.Naturalmente nei dialoghi non poteva mancare il «cazzo». Dimenticavo: un giovanotto si è lasciato andare e ha rovistato nel serbatoio scatologico trovando «puzzo di urina». Nessuno, immagino, pretendesse da un simile programma l'eleganza; ma un pizzico di decenza, sì, questa era indispensabile specialmente in orari in cui il processo digestivo è ancora in corso. Inoltre, una signorina impegnata a monologare onde strappare qualche sorriso, in un momento di estasi poetica ha discettato di «scorregge» e di scopate, precedute comunque da un refrigerante bidé. Ecco le principali delizie offerte dai Sorci verdi, il cui copione pareva mutuato dai graffiti che campeggiavano nelle latrine, in altre epoche, delle stazioni ferroviarie di second'ordine.Insomma, niente di edificante. Senza le descritte cadute di stile e con qualche ritocco garbato, la trasmissione avrebbe avuto un futuro; viceversa ha solo un passato, nemmeno memorabile.

Ci si domanda perché la Rai, che si accinge a riscuotere il canone attraverso le bollette dell'energia elettrica, non si dia una regolata prima di promuovere determinate iniziative. I dirigenti cambiano periodicamente, ma i vizi rimangono. Sono inestirpabili, congeniti della più grande industria culturale europea.

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