Il rinascimento veneziano visto... dagli interni

Intérieurs Vénitiens à la Renaissance, di Isabella Palumbo Fossati Casa è il più perfetto esempio di quella microstoria che, grazie a Fernand Braudel e alla sua scuola, si è conquistata ormai da tempo un posto di assoluto rilievo

Il rinascimento veneziano visto... dagli interni

Intérieurs Vénitiens à la Renaissance, il bel libro di Isabella Palumbo Fossati Casa (Michel De Maule editore, 450 pagine, 32 euro) è il più perfetto esempio di quella microstoria che, grazie a Fernand Braudel e alla sua scuola, si è conquistata ormai da tempo un posto di assoluto rilievo. E’ in pratica la ricostruzione, partendo dal piccolo, del grande che lo ingloba, la sua spiegazione e insieme la sua minuta rappresentazione. Così, il saggio di questa autrice è un viaggio erudito e vivace nel cuore della vita quotidiana veneziana nel XVI secolo, attraverso l’immersione nei ricchissimi archivi cittadini e in particolare negli inventari che descrivono, con grande precisione, gli oggetti, i mobili, i decori familiari e di tutti i giorni. Un’immersione che rivela lo stretto legame fra l’abitazione e l’identità dei suoi abitanti: gente del popolo e commercianti, figure della nobiltà patrizia e esponenti delle arti liberali, avvocati, medici…

“Città nobilissima e singolare, secondo la celebre definizione di Francesco Sansovino, nell’epoca studiata dalla Palumbo Fossati Casa Venezia è al suo apogeo dell’arte di vivere e del cosmopolitismo e la sua topografia, disegnata da Jacopo de’Berberi a inizio secolo, ne dà un’immagine plastica e destinata a non più mutare. Le sue particolarità ne fanno un unicum rispetto alle altre capitali, anche a prescindere dalla sua eccezionalità di città fondata sull’acqua. Innanzitutto, Venezia non ha periferia.

Cannaregio e l’Arsenale, per quanto distanti dal “centro” di San Marco, hanno attività di eguale importanza e di conseguenza abitazioni sviluppatesi nella stessa ottica e con la stessa varietà di quelle del sestiere principale. Inoltre, nessuna casa ha l’aspetto di una fortezza, come è il caso per esempio di Firenze, l’altra culla del Rinascimento cui già allora è paragonata. Mai sfiorata da un’occupazione o, peggio, da un saccheggio, grazie alla sua secolare “pax venetiana” la città gode di una sorta di immunità che si rispecchia nel suo habitat. Infine, poveri o ricchi, i veneziani posseggono case individuali, le cosiddette “porte sole”, un unico ingresso privato, sdoppiato quasi sempre in un’entrata “sula riva”, ovvero sull’acqua, e una sulla calle, le fondamenta, il campo, ovvero la terra ferma.

Il Cinquecento è un secolo fondamentale per la Serenissima. La lotta contro i Turchi ha raggiunto proporzioni drammatiche, la sua indipendenza è minacciata dagli appetiti degli Stati e delle città- Stato confinanti, la scoperta dell’America e i giganteschi cambiamenti che essa ha significato per il commercio marittimo la obbligano a cercare un nuovo equilibrio e la tensione fra patriziato da un lato, detentore del potere politico, società mercantile dall’altro, che da quel potere è esclusa, ma detiene quello economico, fa sì che nelle abitazioni il primo difenda il suo status e la seconda affermi orgogliosamente la sua identità sociale.

Frutto di ricerche in più di 600 inventari inediti, Intérieurs Vénitiens mette in luce tre caratteristiche: la prima, già accennata, è quella dell’individualità, la seconda è la ricerca del confort, del benessere: anche nelle abitazioni più modeste, letti, armadi, stoffe, tappeti fanno bella mostra di sé. La terza è la presenza della pittura, quadri piccoli e grandi alle pareti. Predominano i soggetti religiosi, soprattutto quelli ”alla greca”, ovvero con la tecnica delle icone, e subito dopo i ritratti, in specie femminili, mentre sono curiosamente assenti, tranne che nelle dimore nobiliari, le vedute della città, considerate materia per viaggiatori e turisti (Venezia è già nel Cinquecento una meta turistica) e l’immagine di quel San Marco che incarna la Repubblica…

Altro elemento caratteristico, gi strumenti musicali, dal più semplice al più complicato (clavicembali, spinette, arpe, flauti), prova di come la musica non fosse un elemento intellettuale colto da classi alte, ma una realtà culturale popolare, e il colore, anch’esso in una gamma amplissima di tinte: giallo, turchese, malva, cremisi. La casa veneziana è piena di colore e certe stanze più di altre, come la cucina con i suoi ottoni, le sue ceramiche, i suoi smalti. Qui il contatto con l’Oriente è stato fruttuoso e la particolare luce della laguna, arricchita dall’uso massiccio di specchi, dà al tutto un’atmosfera unica.

Fra questi colori, l’oro, le dorature, sono il segno del commerciante agiato, simbolo di distinzione sociale, laddove le dimore patrizie concretizzano la loro

con le iscrizioni nobiliari e gli stemmi del casato di appartenenza. Riccamente illustrato, Intérieurs Vénitiens è anche una festa per gli occhi, una tavolozza viva e nuova di come fosse al suo interno la società veneziana.

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