Se aracno=Saraceno?

Una domanda, anzi, un'equazione che forse lascerà perplessi i più, ma che agli appassionati di enigmistica appare semplicemente come un anagramma. Ed è proprio sulla parola "aracno" e sugli anagrammi che Saraceno, al secolo Tomàs, artista argentino famoso per le sue installazioni visionarie, sceglie di "giocare" per dare un nome al suo nuovo lavoro

Se aracno=Saraceno?

“Anarco-Aracno-Anacro” - questo il titolo - è un progetto multimediale a cura di Paolo Falcone, promosso dalla Regione Siciliana - Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, dal Parco Archeologico e Paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai. È prodotto e organizzato da Civita Sicilia in collaborazione con Studio Tomás Saraceno e INDA.

Questa riconquista di Siracusa da parte di un Saraceno ben 1143 anni dopo la prima vede l’artista portare nella Neapolis della città siciliana le sue tematiche principali. Coerente fino alla cocciutaggine, Saraceno basa infatti il suo intervento nel parco archeologico sui suoi ricorrenti tre concetti precisi: Il rapporto equilibrato tra l’uomo e la natura, L’Aria, e i ragni. Si ripete, ma - come sempre - è tutt’altro che ripetitivo: la visita alla Neapolis si rivela anzi estremamente sorprendente. I ragni, Patroni - per dirla alla Harry Potter - dell’artista, sono centrali nel progetto come nel suo titolo, e qui diventano più che mai gli animali guida che conducono il visitatore in un percorso che racconta una storia non solo millenaria com’è quella delle vestigia delle antiche civiltà greche e romane passate da queste parti, ma in cui il tempo (“Anacro”) cessa di assumere un valore storico, umano e limitato: la storia che ci viene raccontata è quella della Natura che qui vive da milioni di anni, la storia degli aracnidi che esistono da centinaia di milioni di anni; e al cospetto di tutto questo la storia dell’uomo - limitata a tre modeste centinaia di migliaia di anni, addirittura solo a meno di diecimila anni se parliamo di civiltà - appare, a ben pensarci, minima cosa.

Ce lo ricorda, Saraceno, facendo presente che secondo i biologi a una specie occorrono almeno due milioni di anni di esistenza per saper vivere in un posto. I ragni, animali antichi, assumono quindi una grande rilevanza nella storia del nostro pianeta. Ecco perché il team dell’artista continua costantemente a censire le specie di ragni presenti nel parco archeologico (impossibile indicarne il numero, cresce di giorno in giorno: a tutt’oggi ne sono state identificate 63), aggiornandone di volta in volta la catalogazione con nuove schede poste accanto alle loro ragnatele. L’apertura di ieri ha visto a tratti - grazie anche al lavoro degli attori dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico - momenti di invocazione e preghiera, di rievocazioni del mito di Aracne, mentre Saraceno chiedeva ai ragni - rivolgendogli letteralmente la parola, e ringraziandoli anticipatamente - di fare da tramite tra l’uomo e la natura.

Perché se i ragni sono i principali interlocutori dell’artista, il vero, grande obiettivo del suo lavoro è proprio la ricerca di un equilibrio tra l’essere umano e l’ambiente in cui vive. Saraceno prospetta il superamento delle nefaste ere dell’antropocene e del capitalcene con una nuova era, l’Aerocene, basata sul rispetto dell’atmosfera: ovvero, per dirla con Torricelli, del grande oceano d’aria in cui siamo immersi. E, omaggiando nel titolo Torricelli stesso, le sculture fluttuanti di Floating at the bottom of ocean of air si librano sulla tomba di Archimede per onorare colui il cui pensiero portò allo sviluppo del principio di galleggiamento in un fluido, ricordandoci che non si tratta solo di un gioco: qualche anno fa infatti l’artista, col suo progetto “Fly with Aerocene Pacha”, ha battuto ogni record possibile relativo al volo sostenibile.

L’equilibrio tra l’uomo, l’ambiente e le altre specie, ancora, è al centro di Stati dell’acqua. Si tratta di strutture la cui forma, che richiama quella molecolare della schiuma di Weaire-Phelan, ipotizza spazi di convivenza tra la specie umana e tutte le altre, e - da sola - porta a Siracusa qualcosa di inaspettato: l’acqua, che viene prodotta dalle strutture stesse grazie alle piante ospitate.

L’acqua, che i romani domavano magistralmente, alimentava qui una fontana monumentale, che si trovava all’ingresso dell’Anfiteatro, uno dei più grandi della prima età imperiale romana. Ed è proprio all’interno di questa grandiosa struttura che Saraceno, grazie ad Acute Art e alla realtà aumentata, colloca - come chiosa del percorso espositivo - un gigantesco ragno. Enorme ma inoffensivo: bellissimo.

Quasi a voler ricordare e simboleggiare, ancora, la maestosità della storia di queste piccole creature al cospetto di quella dell’ingegno e della civiltà umana. Con l’auspicio - come dice l’artista - che si riesca finalmente a passare dall’aracnofobia all’aracnofilia.

“Anarco-Aracno-Anacro” sarà visibile, nella sua metamorfosi continua, fino al 30 gennaio 2022.

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