Tangentopoli, i ricordi della Maiolo in un libro

La Maiolo è una testimone particolarmente attendibile e/o interessante, perché era allora giornalista del quotidiano Il manifesto e membro del Consiglio comunale di Milano per i radicali

Tangentopoli, i ricordi della Maiolo in un libro

Vent’anni fa, con Tangentopoli, l’Italia sembrò imboccare una nuova strada. Il vecchio mondo politico crollava, un nuovo mondo politico ne prendeva il posto con regole diverse, partiti diversi, leggi elettorali diverse… Vent’anni dopo, quella nuova strada è finita in un vicolo cieco, al punto tale che il sistema politico italiano ha accettato di farsi mettere sotto tutela da un governo cosiddetto tecnico chiamato a fare quelle riforme economiche-sociali-istituzionali sempre predicate, ma in quel lungo arco di tempo mai attuate. Così, la cosiddetta rivoluzione avviata da Mani pulite si è rivelata, alla prova dei fatti, più un piccolo golpe che un reale cambiamento, più un regolamento dei conti che un rinnovamento morale, una sorta quasi di partita di giro al termine della quale, più o meno gattopardescamente, tutto è cambiato perché tutto in realtà restasse come prima.

Sono queste alcune delle considerazioni che emergono dalla lettura di Tangentopoli (Rubettino editore, 194 pagine, 14 euro), il libro che Tiziana Maiolo ha scritto per ricordare e in qualche modo rivelare ciò che allora accadde veramente. La Maiolo è una testimone particolarmente attendibile e/o interessante, perché era allora giornalista del quotidiano Il manifesto e membro del Consiglio comunale di Milano per i radicali, un connubio virtuoso, si potrebbe dire, dell’opposizione più tradizionale e insieme di quei fermenti della società civile non irregimentabili in senso strettamente ideologico.

Nel libro viene naturalmente smontata la vulgata di una rivoluzione dei puri e dei giusti contro un ceto politico di cattivi e di corrotti, lettura talmente superficiale che non vale neppure la pena soffermarvisi. Più interessante è cercare di verificare, come appunto fa la Maiolo, quanto e se la giustizia, nel suo ruolo di braccio armato, abbia allora agito senza altri fini che quelli prettamente giuridici, se sia stata cioè strumento del proprio potere, o di altri poteri politici ed economici più o meno mascherati, o addirittura trans-nazionali, non italiani ma stranieri.

Tangentopoli non è un libro di fantapolitica, genere caro a molti parlamentari orfani della Prima repubblica, da Pomicino a Cossiga allo stesso Craxi, e intenti a leggerne la fine in un’ottica complottista. Questo tipo di lettura resta fumoso perché lascia indefinito il cui prodest e insieme il fine ultimo, vale a dire l’interesse primario e il risultato. Davvero gli Stati Uniti volevano cambiare la classe dirigente italiana? E in nome e per conto di chi e di che cosa?

Allo stesso modo, un complotto squisitamente nazionale, mirante a far fuori soltanto il cosiddetto pentapartito, ha una serie di punti deboli. Il primo è che, sia pure in maniera meno rilevante e meno virulenta, lo stesso Pci non restò fuori da Tangentopoli, basti pensare alle Pollastrini, agli Stefanini, ai Primo Greganti… Il secondo è che, se l’obiettivo era una sostituzione di classe dirigente democristiana con una classe dirigente post comunista, l’entrata in campo di Silvio Berlusconi, imprevista eppure prevedibile, lo vanificò e, più o meno travestite, le seconde file dei democristiani e dei socialisti presero il posto e il potere dei primi attori costretti a farsi da parte. Il terzo è che quel complotto distrusse comunque la centralità comunista: da allora in poi il vecchio Pci non sarà più il dominus della politica della sinistra in Italia.

L’impressione è che ci furono più componenti, più intrecci e più eterogenesi dei fini di quanto si sia disposti ad ammettere, senza dimenticare le debolezze del sistema politico, i mutati equilibri internazionali, la fine del cosiddetto fattore K che stava però a significare la scomparsa

dello stesso comunismo…

Tangentopoli è un libro che vale la pena di leggere proprio perché non dando nulla per scontato, dà varie e ulteriori chiavi di lettura su un recente passato che fa tuttora parte del nostro presente.

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