Thorgerson, il pifferaio magico delle copertine

Firmò gli album di Pink Floyd, Led Zeppelin, Genesis e molti altri

Thorgerson, il pifferaio magico delle copertine

Sta diventando una moda aprire gli spazi museali dell'arte al mondo della musica e mescolare i due linguaggi in un territorio ibrido. Mentre a Venezia si celebrano le affinità elettive - Art or Sound è il titolo della mostra curata da Germano Celant presso la Fondazione Prada a Cà Corner de la Regina con un approccio raffinato e un po' intellettualistico - al Palazzo dell'Arengario di Monza è aperta fino al 24 agosto con ingresso libero, prodotta dal Comune brianzolo, da Arteutopia e da Clartart, la personale di Storm Thorgerson, uno dei più celebri illustratori di copertine di dischi fin dagli anni '60, scomparso nell'aprile 2013.

Un genio dell'immagine dal tratto inconfondibile, che ha legato il proprio nome e quello dello studio londinese Hipgnosis ai Pink Floyd. Anzi si può dire che il suono della band che fu prima di Syd Barrett, quindi di Roger Waters e poi di David Gilmour ha trovato nelle foto e nei collage di Thorgerson l'esatto equivalente visivo delle sonorità psichedeliche e dei diversi concept che hanno retto gli album, da A Saucerful of Secrets (1968) fino a The Division Bell (1994), passando per The Dark Side of The Moon (1973), ritenuta la miglior copertina di tutti i tempi. Ma le collaborazioni di Storm non si fermano qui: tra i «clienti» più importanti vanta Led Zeppelin e 10CC, Mars Volta e Audioslave, Genesis e Peter Gabriel, Steve Miller Band e Muse. Ogni volta un'invenzione stupefacente, una soluzione che ha contribuito alla fortuna critica e commerciale degli LP. Thorgerson è stato, con oltre due decenni d'anticipo, il precursore dell'arte digitale che ha imperversato negli anni '90, e anche quando non esistevano tecniche particolarmente sofisticate riusciva a inventare soluzioni clamorose, vicine alla grafica inglese degli anni '60 degli Archizoom e alla pittura surrealista di magrittiana memoria.

Nato nel 1944, fonda lo Studio Hipgnosis nel '68 con Aubrey Powell. Fino all'83 lavorano insieme segnando un'epoca nella storia del pop rock, quindi si mette in proprio nello Storm Studio, il cui website è attivo, ricco di aneddoti e curiosità come se l'autore fosse ancora vivo. Il volume The Gathering Storm ha raccolto tutte le immagini più celebri, trasformandolo da talento di culto a genio del mainstream e ha dato il titolo alla mostra di Monza, prima personale in Italia in uno spazio pubblico. Sono oltre sessanta le opere, tra copertine, locandine, manifesti e fotografie, a cominciare proprio con The Dark Side of the Moon, riproposta nell'edizione del 30º anniversario. Difficile non parlare dei capolavori per gli scatti che compongono Wish You Were Here, l'album dei Pink Floyd uscito nel '75 e dedicato all'antico sodale Syd Barrett: Desert Man, l'uomo senza volto vestito di nero che regge un disco trasparente in mano sul retro, il paesaggio specchiato dell'interno e la celeberrima foto dei due che si stringono la mano mentre uno prende fuoco. Tra le collaborazioni più recenti, Storm si è legato con i Mars Volta di Omar Rodriguez-Lopez e Cedric Bixler-Zavala, forse tra i gruppi del nuovo millennio quelli più affini a un'immagine psichedelica e surreale.

L'ultima invece ha coinvolto i Muse per Absolution (2003). Tra i grandi classici vanno citati The Lamb Lies Down on Broadway (1974) dei Genesis, i primi dischi solisti di Peter Gabriel, Houses of the Holy dei Led Zeppelin (1973) che scandalizzò per i nudi infantili.

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