La verità sulle marocchinate: "Stupravano le donne perché odiavano l'Italia"

Dall'archivio di Stato un documento rivela la ragione delle atrocità commesse dai soldati marocchini inquadrati nel Corpo di spedizione francese in Italia: "Stuprano e uccidono per risentimento verso la nazione che odiosamente tradì la Francia"

La verità sulle marocchinate: "Stupravano le donne perché odiavano l'Italia"

Il documento trovato nell’Archivio di Stato dal presidente dell’Associazione Nazionale Vittime delle Marocchinate, Emiliano Ciotti, getta nuove ombre sull’azione del Corpo di spedizione francese durante la campagna d’Italia.

Gli abusi consumati dai goumier, i soldati marocchini inquadrati nell’esercito d’Oltralpe, vengono certificati dal generale Alphonse Juin, comandante del Corpo, che il 24 maggio 1944 sottoscrive un memorandum che ha come oggetto il “maltrattamento di popolazione civile". L’informativa diretta al Comando Alleato, che chiedeva spiegazioni su stupri e uccisioni di migliaia di civili, parla di “atti di brigantaggio, di rapina armata e di ratto”. Le vittime sono gli italiani, in particolare le donne, colpiti dai soldati marocchini, a detta del generale, per via dei "sentimenti nei confronti di una Nazione che odiosamente tradì la Francia”.

Rabbia e senso di rivalsa contro un Paese, il nostro, che nelle stesse carte viene definito “conquistato”. L’orrore delle "marocchinate" che si consumarono nei paesi della Ciociaria durante la battaglia della Valle del Liri, spiega Ciotti all’agenzia di stampa Adnkronos, era dunque motivato dal “risentimento nazionale per la dichiarazione di guerra dell'Italia”. “Per la prima volta – fa notare lo studioso - si spiega perché le truppe francesi stupravano e uccidevano le donne italiane”. Il generale Juin, nel documento, cerca di spiegare agli Alleati il comportamento dei suoi soldati, pur biasimandolo. “Comunque forti possano essere i nostri sentimenti nei confronti di una Nazione che odiosamente tradì la Francia - comunicava - noi dobbiamo mantenere un'attitudine dignitosa”. Altrimenti, avverte, la “considerazione” che “l'esercito francese si è guadagnato sul campo di battaglia italiano” verrebbe meno.

“Sarebbe facile cementare questa reputazione adottando una scorretta abitudine in un paese conquistato, verso un popolo che sta attualmente sperimentando tutti gli orrori della guerra e la cui responsabilità della sua amministrazione”, continua il generale, che chiede al comandante della divisione di prendere provvedimenti per “por termine a tutti quegli atti che vanno a detrimento della morale e della dignità del vincitore”. Una verità, quella che emerge dai documenti ufficiali, che sembra sconosciuta al presidente francese Emmanuel Macron, che lo scorso agosto a Saint-Raphael, in occasione del 75esimo anniversario dello sbarco alleato in Provenza, chiese davanti ai presidenti di Guinea e Costa d’Avorio di intitolare strade e piazze ai militari africani. Il capo dell’Eliseo li ha definiti “eroi” che "hanno fatto l'onore e la grandezza della Francia”.

Per Ciotti, invece, nipote di uno dei ragazzi brutalmente uccisi nel ’44, sono solo “stupratori” e “assassini”. “Molti di loro – aggiunge - si macchiarono di crimini inauditi e violenze di ogni genere contro la popolazione civile”.

L’appello, quindi, è al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e al premier Giuseppe Conte perché “intervengano nelle sedi istituzionali per riaffermare l'inopportunità dell'intitolazione di vie e piazze francesi a dei soldati che compirono delitti, razzie, stupri e omicidi e che ancora oggi sono ricordati con orrore dalle popolazioni che 75 anni fa subirono tali violenze”. “Invece di esaltare le gesta dei coloniali, il Presidente Macron chieda scusa all'Italia e alle vittime”, conclude Ciotti chiedendo rispetto per quell’Italia sfregiata che ancora aspetta verità e giustizia.

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