"Andreotti, Cossiga, il Cav: vi racconto casa Gervaso"

La moglie del celebre scrittore, giornalista e aforista del '900 italiano racconta il loro grande amore

"Andreotti, Cossiga, il Cav: vi racconto casa Gervaso"

L’ospitalità di casa Gervaso iniziata negli anni ’70, Cossiga e Berlusconi, l’amicizia con Andreotti, l’incontro a Mantova tra Roberto e Vittoria, il legame con Pingitore e la sepoltura al Vittoriale.

In che modo si è sviluppata questa consuetudine di invitare ospiti a casa vostra?

“È venuta da sé, quando eravamo a Roma negli anni ’70. Ricevevamo alle 14:00 ma anche la sera. Noi abitavamo in centro, vicino Piazza di Spagna e tutti i giorni passava qualche amico da casa nostra. Inoltre Roberto quando doveva fare un’intervista preferiva incontrare a tavola l’ospite in maniera da conoscerlo meglio. Ci venivano volentieri”.

Chi ha frequentato casa vostra a Roma?

“Della Prima Repubblica tutti. Ma soprattutto il mondo della cultura, dal pittore Gentilini a direttori d’orchestra, economisti e musicisti come Arbore. Una volta che venne Cossiga, ricordo che ad un certo punto nelle scale si sentiva un tic-tac continuo e non si capiva che cosa fosse. Allora c’era il terrorismo, quindi chiamammo la polizia pensando che fosse una bomba. Conclusione, una nostra vicina aveva messo inspiegabilmente la sveglia fuori dalla porta”

L’incontro Cossiga-Berlusconi?

“In una di quelle occasioni fu mio marito a presentare a Cossiga Berlusconi. Più avanti nel ’99 abbiamo riorganizzato questo incontro, ripensando ai tempi passati. In quella occasione, Silvio ha portato con sé Apicella e abbiamo cantato tutta la sera”.

Quali erano i salotti più noti di Roma negli anni ’70?

“Il più famoso ed esclusivo era quello di Maria Angiolillo. Il nostro non era un salotto ma un desco conviviale aperto agli amici”.

Ha qualche aneddoto da raccontare?

“Ricordo quando venne Silvio Berlusconi accompagnato all’ultimo momento da un amico comune. E fu la volta in cui Roberto lo conobbe, quando ancora era costruttore. Allora avevamo soltanto sei sedie per cui ho dovuto prendere la sedia della cucina. Avevo fatto la mousse al cioccolato già pronta per sei persone e io ho dovuto rinunciare alla mia per darla a Silvio”.

Com’era invece il rapporto tra suo marito e Giulio Andreotti?

“Noi eravamo molto amici. Lui veniva spessissimo. Tutte le prime interviste le concedeva a Roberto. Lui si è sempre prestato a qualunque cosa. Carinissimo e affettuoso”.

La macchina da scrivere di Ernest Hemingway?

“La teniamo in salotto. Fu un dono del nostro caro amico Ninni Pingitore. Un bellissimo regalo. Roberto è sempre stato un suo ammiratore. Lo adorava ed era ricambiato”.

Lei ha fatto su Instagram una pagina in cui ricorda gli aforismi di suo marito. Ce n’è uno in particolare a cui è legata?

“L’Italia sta in piedi perché non sa da che parte cadere. Ha anche scritto tanto su di me. Con Roberto è stato un grande amore”.

Come vi siete conosciuti?

“Anche se io abitavo in Via Tor Millina, vicino Piazza Navona e lui in Via dell’Anima. Eravamo vicinissimi, venti metri e ci siamo incontrati a Mantova. Io avevo letto L’Italia dei secoli bui, mi ero invaghita di questo scrittore. Lo volevo conoscere, allora mi ricordo che chiesi alla figlia di Vittorio Metz che era una sua amica di farmelo incontrare. Lei però ‘nicchiava’ e mi ha trascinato per mesi. Poi un giorno, io facevo l’indossatrice, sono andata a fare una sfilata di pellicce a Mantova. Roberto vi fu trascinato da una sua ‘fidanzata’. Dalla passerella dopo aver saputo che lui fosse presente, l’ho cercato tra gli ospiti con lo sguardo e dopo averlo individuato mi fermavo davanti a lui e gli sorridevo. Finita la sfilata c’è stato un cocktail, ci siamo incontrati, abbiamo parlato e mi ha chiesto che programmi avessi. Quando seppe che sarei stata a Fiuggi per un evento di moda, mi volle cercare chiamando tutti gli alberghi della cittadina”.

Cos’è che l’ha fatta innamorare di suo marito?

“Per me è stata determinante la sua domanda su quali fossero i miei punti fermi. Da quel momento lui è diventato il mio punto fermo. È stato un grandissimo amore”.

È stato anche un po' don Giovanni?

“Sì, però credo più per un fatto di vanità. Le donne gli piacevano, lo lusingava essere ammirato… io ero gelosa, ma so di essere stata il vero grande amore della sua vita”.

Chi erano i più cari amici di negli ultimi anni?

“Andrea Pucci, Franco Romeo, Eugenio Sidoli, Attilio Befera, Pier Francesco Pingitore e Alessandro Sallusti”.

Roberto adesso si trova al Vittoriale.

“Lui amava tantissimo questo luogo. Il suo desiderio era di essere sepolto in un piccolo cimitero vista mare. Pur non avendo il mare, il Vittoriale si affaccia sul Lago di Garda. E io spero un giorno, quando avverrà, che le mie ceneri possano essere sparse nel lago in modo che lui mi possa sentire vicina”.

Com’era suo marito nel privato?

“Portava allegria ed aveva sempre la battuta pronta”.

Qual è il ricordo più bello che avete condiviso?

“Tutta la vita è stata un bel ricordo con mio marito.

E se ne è andato via sorridendo e secondo me gli uomini si vedono anche davanti alla morte. Lui è morto assolutamente sereno. E l’ultima cosa che mi ha detto è stata “bedda” (in siciliano) per fare una battuta! Dopo non ha più parlato”.

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