Dall’allarme siccità alle alluvioni I fondi per l’emergenza? Sprecati

Appena un mese fa fui invitato da Bruno Vespa a Porta a Porta a discutere di emergenza-siccità: c’erano anche un premio Nobel per la fisica, il ministro all’Ambiente, un ex-ministro all’Ambiente, un meteorologo, un climatologo e un agricoltore; io, solo contro tutti, sostenevo che non c’era alcuna emergenza siccità. A distanza di un mese, piove come Dio la manda e non escluderei un Porta a Porta che discuta di emergenza-pioggia. Infatti la Gazzetta locale della mia città titola in prima pagina: «Piove, Modena va sott’acqua»; e, all’interno: «È arrivata la pioggia e regna subito il caos».
La leggenda metropolitana è che la causa di entrambe le emergenze sarebbe la CO2 antropogenica, ma, diciamo la verità, a questa storia dei cambiamenti climatici non ci crede nessuno. Prendiamo l’ex segretario delle Nazioni Unite, Kofi Annan, per esempio. Ha dichiarato: «I leader del G8 devono formulare un piano per affrontare i cambiamenti climatici. È tempo che nelle discussioni internazionali si dica con chiarezza cosa deve essere fatto, quando, e da chi». Sono almeno 10 anni che dice la stessa frase, ma mai una volta che abbia detto cosa deve essere fatto, quando e da chi. Naturalmente, che dica che bisogna applicare il protocollo di Kyoto non vale, perché, come egli stesso riconosce, quel protocollo incide zero sui cambiamenti climatici.
Ha provato a dire che tutto il mondo deve aderire a Kyoto; sennonché, posto che vi hanno aderito tanti Paesi quanto basta a coprire oltre la metà delle emissioni, anche se vi aderisse tutto il mondo, nulla cambierebbe visto che il doppio di zero fa zero. Nel frattempo, ci informa l’americana National academy of sciences, più che ridursi del 5%, come Kofi Annan auspica, le emissioni tra il 2000 e il 2004 sono aumentate del 300%.
Prendiamo ora Romano Prodi. Il presidente del Consiglio si è autodefinito «un militante di Kyoto». Il suo ministro all’Ambiente, però, dopo aver per anni manifestato in piazza affinché il protocollo di Kyoto entrasse in vigore, da quando Kyoto è in vigore non fa che ripetere che quel protocollo non serve a nulla, perché, dice, bisognerebbe ridurre le emissioni almeno del 70%. Bisogna sapere che se, per incanto, domani, tutte - ripeto, tutte - le automobili italiane sparissero, da domani ridurremmo le emissioni di CO2 del 30%: neanche la metà del necessario secondo Pecoraro Scanio. Il problema è che nel frattempo il ministro per lo Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, applaudito da Prodi e da Pecoraro Scanio, sta anche erogando incentivi a chi cambia l’automobile. Credessero al pericolo mortale dei danni da CO2, avrebbero dovuto dare incentivi solo a chi rottama la propria automobile in cambio di una bicicletta.
Sempre per evitare sia l’emergenza-siccità che l’emergenza-pioggia, miliardi delle nostre tasse verranno regalati da questo governo a chi installa il fotovoltaico (FV), la più costosa tecnologia per produrre energia elettrica (di pessima qualità, peraltro): l’obiettivo sarebbe di far raggiungere alla sola Italia una potenza FV di 3 Gigawatt, quasi uguale alla potenza FV installata oggi nel mondo. Si saranno spesi 20 miliardi a fronte di una produzione inferiore all’1% dell’energia elettrica che ci serve, ma, in cambio, anziché gridare all’emergenza, quando pioverà potremo finalmente dire di stare ad evitare una siccità e quando non pioverà potremo finalmente dire di stare ad evitare un’alluvione.

Grazie ai pannelli FV, naturalmente. E guai a chi venisse mai il sospetto che se quei miliardi fossero spesi per raccogliere le acque piovane secondo i canoni della migliore ingegneria idraulica, forse eviteremmo entrambe le «emergenze».

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