DANIELE GATTI L’irresistibile ascesa

Il maestro sarà sul podio della Scala con la Filarmonica

L'irresistibile ascesa di Daniele Gatti, ovvero «il» milanese mitteleuropeo.
Magari la definizione è un po' enfatica. Perché allora gli Abbado, i Muti milanesizzati, o anche gli Chailly dove li mettiamo? Appare comunque innegabile non solo la propensione del direttore verso il complesso repertorio wagneriano, straussiano o mahleriano tanto amato nei paesi di lingua tedesca , ma anche la sua frequentazione delle mecche austro-tedesche del sinfonismo. Che oltre a Salisburgo, Berlino , Dresda o Monaco si chiamano persino Bayreuth. La città di Wagner, quella con il teatro dal suono particolare che ti avvolge passando prima dal palcoscenico. Il luogo che ha selezionato gli italici ingeni isolando le terna Toscanini-De Sabata-Sinopoli e che ora, nel 2008, si accinge ad aureolare anche lui, sul podio di Parsifal. Per non parlare di Vienna. L'intendente della Staatsoper che lo ascolta a Bologna nel Boccanegra e gli «impone» un Simone viennese. Il successo che determina, una dopo l'altra, la sua presenza ai festival di Salisburgo, Lucerna, Pesaro, Aix. Ai Proms di Londra. Una catena di eccellenze. Non senza che nel mezzo si registri la miracolosa apparizione del portavoce dei Wiener che gli offre un tè e gli propone di entrare in famiglia. Nel «club» Wiener. Unico italiano dopo Muti. Non unica ma certo rara anche la sua presenza nell'attuale cartellone della Staatsoper con tre titoli operistici di seguito. Quanto a noi, limitatamente a Milano, Daniele Gatti è diventato un direttore di riferimento della Filarmonica e assieme il protagonista di un progetto Scala. Il legame che l'era Lissner ha tessuto con un certo numero di direttori. Capita così che in dodici mesi, da marzo a marzo, Daniele colma il vuoto di quattordici anni. Quanti ne sono trascorsi dal suo ultimo podio operistico. E mette assieme un mini-tour, un filarmonico, il recente Lohengrin scivolato via tra l'assenso incondizionato di pubblico e critica, tre sinfonici, il nuovo filarmonico di lunedì. Per aggiungere al tutto l'inaugurazione della stagione scaligera 2007-8 con Don Carlo. Se glielo avessero detto 12 mesi fa non ci avrebbe creduto. Il nuovo incontro, nell'ambito della Stagione filarmonica, mette assieme Wagner e Bruckner. Quello della IX sinfonia che pare non essere mai comparsa sui leggii dell'orchestra. Del resto è assai raro anche l'ascolto della miscellanea wagneriana che apre. Più propriamente gli estratti da Götterdämmerung, Il crepuscolo degli dei, terza ed ultima giornata del Ring. Una scelta che se da una lato pare preparare il terreno all'avvento di Barenboim, dall'altro è anche una singolare coincidenza. Proprio in questi giorni Simon Rattle, direttore dei Berliner e come tale protagonista del Festival di Pasqua, volta pagina e inizia a Salisburgo la lettura del Ring che terminerà nel 2010. Di scena L'oro del Reno. Gatti, ripercorrendo una via battuta da Toscanini, mette dunque assieme alcune pagine sinfoniche del Crepuscolo. «Alba e viaggio di Sigfrido sul Reno», sull'Interludio che segue il Prologo e sul Preludio del primo atto, apre sul motivo della «fatalità». Mentre il sole sorge tra le rocce e Sigfrido e la Walchiria escono dalla loro grotta. Quindi l'eroe parte verso nuove imprese. «Morte e Marcia funebre di Sigfrido», dal terzo atto, vede Sigfrido, colpito a tradimento, morire invocando Brunilde. Il suo corpo, adagiato su uno scudo, si avvia in lenta processione sotto la luce livida della luna.

Fondamentale, sebbene meno suggestivo, il Bruckner che chiude. Una partitura rimasta incompiuta a causa della morte dell'autore (1896) e terminata postuma sulla base di schizzi e indicazioni.
Daniele Gatti e la Filarmonica della Scala lunedì ore 20 alla Scala

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