La danza libera si «racconta» coi tesori di Duncan e Bausch

Alle Stelline grande esposizione dedicata alla ballerina e alla coreografa per scoprire le loro vite leggendarie

Luciana Baldrighi

Rigorosa, ricca di documenti, filmati, musiche, acquerelli, disegni di Rodin, libri, fotografie, costumi, scenografie, la mostra «Isadora Duncan, Pina Bausch. Danza dell’anima, liberazione del corpo» allestita con grande fantasia al Palazzo delle Stelline di corso Magenta 59 è di forte impatto emotivo.
In forma divulgativa, ma supportata da oggetti e documenti originali, l’esposizione raccoglie il lascito di esperienze, idee, insegnamenti che la grande danzatrice Isadora Duncan (San Francisco 1877-Nizza 1927) e Pina Bausch (Solingen 1940) hanno seminato durante la loro lunga carriera in qualità di maestre di un classico che già dai tempi della Duncan si era trasformato in moderno. La mostra promossa dalla Provincia che terminerà il 22 luglio (chiusura la domenica) è stata curata da Pier Giorgio Carizzoni e organizzata dall’associazione culturale Dionisio. Le 150 fotografie originali, i video, i vasi greci antichi, i costumi anche di Fortuny, le statuette criselefantine, manifesti e locandine originali, aspetti di scenografie tratte da spettacoli diretti dalla Bausch, libri, riviste e documenti d’epoca conferiscono alla rassegna un carattere originario e unitario per competenti. Il percorso espositivo che si articola in cinque grandi stanze raccoglie anche le immagini dei pionieri e dei precursori della «danza libera», ispiratori di un nuovo linguaggio del corpo e di una rivoluzione del costume. Dalle teorie di François Delsarte, Rudolf Von Laban e Emile-Jacques Dalcroze fino all’audace esperienza del Monte Verità ad Ascona dove intellettuali di varie discipline si rifugiarono durante la guerra e poi proseguirono tutti insieme la loro ricerca sono accuratamente documentate. La stanza «Lo spirito della danza» propone il video «Onde» di Franco e Mario Piavoli, un vaso antico greco con figure danzanti, foto originali di fine Ottocento del Partenone e del Teatro di Dionisio, testi e immagini di autori ricordano la vita della Duncan senza omettere nulla fino alla sua assurda morte strangolata da una sciarpa che si era incastrata in una ruota della sua vettura decappottabile.
Mentre la stanza «Visioni di Isadora» espone disegni e opere grafiche che hanno ritratto la danzatrice californiana. Qui troviamo dodici straordinari disegni di Auguste Rodin e altri firmati Antoine Bourdelle, Jules Grandjouan, André Dunoyer de Segonzac, Jeanne Lafitte, José Clara, Valentine Gross Hugo e Gordon Craig. A ripercorrere la memoria artistica e umana della Duncan la sezione «Memorabilia» con foto d’autore come Steichen e Genthe, testimonianze dei suoi rapporti con grandi artisti e intellettuali del suo tempo, le sue relazioni d’amore con Craig, Singer, Esenin, l’esperienza delle scuole Duncan e del gruppo delle allieve predilette «Isadorables», immagini dei figli Deirdre e Patrick anche loro tragicamente scomparsi. Nel video «La danza libera» troviamo una sequenza di grandi stelle della danza del primo Novecento: Mary Wigman e Anna Pavlova nonché un raro filmato ben conservato di Isadora. L’ultima sezione è dedicato al teatro-danza di Pina Bausch con le scenografie di Cafè Muller e Nelken, una splendida galleria di immagini di Francesco Carbone e di Ulli Nelken, due tra i fotografi più legati alla coreografa.A questi si aggiunge il video d’autore «Coofee with Pina» di Lee Yanor.
Emarginata dai media, in particolare modo dalla televisione, la danza viene inserita come messaggio verso i giovani in contesti come la scuola, i teatri.

Eppure dopo essere stata ai vertici mondiali per un lungo periodo aureo, la danza italiana si affaccia al XXI secolo in uno scenario sconfortante con strutture insufficienti. Nelle scuole pubbliche la danza è pressoché assente e alle istituzioni teatrali vengono ridotti i contributi.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica