"Darò una casa a chi non ce l’ha"

Botta e risposta con Mastella sulle alleanze. "Clemente, riposizionati". "Non sarò il Pietro Micca di Prodi"

"Darò una casa a chi non ce l’ha"
Telese Terme (Benevento) - «Nel mio programma c’è la volontà di dare una casa anche a quel 13% degli italiani che paga ancora un affitto». Berlusconi lo annuncia incontrando i rappresentanti del suo partito appena uscito dal dibattito alla festa nazionale dell’Udeur. Il leader del Campanile lo aveva accolto a Telese in mattinata. «Questo arriva qui, convinto di fare l’accordo: ma non si rende conto che deve portare qualcosa», confidava Clemente Mastella la sera prima.

Qualcosa «di concreto e chiaro», spiegava Mauro Fabris, una proposta a garanzia della seria volontà dell’ospite, e rassicuri il padrone di casa che s’espone. Che cosa deve portare in dote, Silvio Berlusconi, per convincere il leader di Ceppaloni? «La legge elettorale, con l’impegno formale che Forza Italia farà la sua parte in favore del modello tedesco».

Ed eccoci alla mezza di ieri, quando il Cavaliere è giunto al Grand Hotel di Telese in un turbinio di lampeggianti blu, telecamere, giornalisti, poliziotti e curiosi. Una bolgia, che Mastella ha attraversato a fatica per accoglierlo. «Visto? Sono venuto nonostante il malessere», gli ha fatto Berlusconi. «Non c’è problema, qui abbiamo le terme per curarti», ha celiato l’altro. Poi in albergo ognuno nella rispettiva suite, in attesa del pranzo allestito nella Sala del Principe ricca di specchi e stucchi dorati. Tavolata a fisarmonica, pronta a salire da cinque commensali sino a venti ed anche trenta. Appunto il pranzo del chiarimento, prima di scendere alle terme per la manifestazione pubblica. Se c’è stato il matrimonio, o almeno il fidanzamento? No. Tanti sorrisi, simpatia e feeling ritrovati, ma risultato politico zero.

Il confronto decisivo s’è svolto subito, prima che la sala venisse aperta agli altri commensali. Berlusconi da una parte, lo stato maggiore Udeur dall’altra, Mastella con Fabris, Nuccio Cusumano, Antonio Satta, Marco Verzaschi, Francesco Borgomeo. Un giro d’orizzonte per venire rapidamente al dunque. Mastella ha confermato la più netta contrarietà al referendum, conta e spera in una riforma parlamentare; e all’altro che vaticinava con certezza la caduta del governo in autunno, «vedi di riposizionarti Clemente», Mastella ha messo in chiaro: «Non t’aspettare che sia io il Pietro Micca che fa saltare il governo». «Potrebbe essere un altro», ha buttato lì Berlusconi, «al più tardi l’anno prossimo. E in tal caso?» «In tal caso si ridiscute tutto, e ci sentiremo con le mani libere», ha risposto Mastella, «ma guarda che sbagli a puntare su elezioni anticipate l’anno prossimo, non ci saranno. In ogni caso, per noi è fondamentale la riforma elettorale. Il modello tedesco va bene anche a Bossi e Casini, a Rifondazione». Ma Berlusconi s’è tenuto sul vago, senza impegnarsi: «Purché sia una legge elettorale che garantisce la stabilità, va bene». «E il modello tedesco?», lo hanno stuzzicato. Risposta gelida: «Non che mi ripugni, però... È fondamentale la scelta preventiva dell’alleanza». Che è proprio quanto non piace ad ogni buon postdemocristiano. Così, a Mastella non è rimasto che ribadire: «Sia chiaro che non sarò io il Pietro Micca che fa saltare il governo».

Con l’amaro in gola e il sorriso sulle labbra, Mastella ha fatto spalancare le porte agli altri convitati, parlamentari Udeur e di Forza Italia, dirigenti campani dei due partiti. Al caffè, si contavano trenta persone.

Menu a base di pesce, che Berlusconi ha evitato a causa di una recente intossicazione, e rifiutato anche da Mastella. Orecchiette al pomodoro, prosciutto e melone, un assaggio di babà e un sorso di Falanghina per entrambi. Principe ed animatore del convivio, ovviamente Berlusconi che ha raccontato barzellette, spiegava i lavori fatti fare a Villa Certosa col padiglione tropicale per le farfalle, «quando sarò in pensione ci porterò le ragazze a vedere la mia collezione» ha scherzato, spiegando a Sandra Mastella che ne lascerà il parco alla regione Sardegna. Continuando a parlar di politica, ovviamente. «Casini non lo capisco, non temo che faccia come Follini perché ho sondato i suoi, nessuno lo seguirebbe di là. Però si è messo su una strada senza uscita». «Dovrai fare capogruppo Giovanardi», ha provocato Satta.

Le donne lo stuzzicavano sulle donne, e Berlusconi: «Non mi toccate Mara Carfagna, è una ragazza brava e intelligente».

Era allegro, e quando gli hanno detto che giù alla Festa del Campanile lo attendeva un’accoglienza più che calorosa, ha commentato: «È quasi imbarazzante l’entusiasmo che incontro quando vado in giro: nemmeno quando ero presidente del Consiglio».

Altro che calore, una volta sul palco. Lì in pubblico, come se tutto fosse andato bene a pranzo, Berlusconi ha sollecitato Mastella a tornare con lui, «che ci sta a fare di là? Vorrei chiedere a Mastella e Casini in cosa ci differenziamo». Ottimista e giocoso, ha raccontato che «mamma Rosa è guarita quando le ho detto che Prodi cade in autunno». Sul doppio incarico di Walter Veltroni ha irriso: «Se si alza come me alle 6.45 e lavora fino alle 2 di notte potrebbe anche farcela, ma non credo sia capace». E a chi si spaventa per le sortite leghiste ha tranquillizzato che «Bossi sbaglia a parlare di fucili, ma la Lega è una forza responsabile».
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