Quando, discreta e quasi spaurita, appare nello studio di una affermato professore di storia per rimproverargli certe inesattezze scientifiche sembra unanziana signora come tante. E invece Harriet ha una vita bicentenaria alle spalle, è stata testimone oculare degli avvenimenti nevralgici della civiltà moderna ed è pronta a barattare la sua impareggiabile sapienza con il sogno di tornare nelle isole da cui proviene: le Galapagos. Sì perché questa gobba vecchina dallaria stravagante altri non è che una delle pacifiche testuggini studiate da Darwin la quale, imbarcatasi per lEuropa nel 1836, si è progressivamente «evoluta» fino a diventare umana. Cosa volere di più da un personaggio teatrale? Harriet (protagonista di La tartaruga di Darwin) è un capolavoro di originalità. Il merito è del madrileno Juan Mayorga, autore di testi tradotti e rappresentati in tutto il mondo (in Italia li pubblica Ubulibri). Lo porta ora sulla scena la compagnia Attori & Tecnici con il regista Stefano Messina, artefici di una lettura sobria ma puntuale dellopera ora in cartellone al Vittoria. Lettura dove Viviana Toniolo veste i panni della donna/animale in questione e, affiancata in scena da Annalisa Di Nola, Carlo Lizzani e Massimiliano Franciosa (tutti bravi), riesce a darle una credibilità insieme realistica e misteriosa.
Al di là, infatti, di uneccessiva lentezza nelle prime scene, lo spettacolo incuriosisce e stuzzica lintelletto a furia di riflessioni sulluomo e sul rapporto tra mondo animale e società civile, con echi che vanno da Jonesco a Kafka, da Shakespeare a Pinocchio e alla mitologia classica. Sebbene qui non siano gli umani a trasformasi in bestie ma avvenga appunto il contrario. Resasi generosamente disponibile a riscrivere la Storia apportando i necessari aggiustamenti, Harriet diventa però un oggetto duso per il gretto storico che la ospita, intenzionato solo a possederla come se fosse un animale. Allo stesso modo ella viene strumentalizzata dal medico opportunista che la viviseziona considerandola un caso scientifico unico. Entrambi proveranno ad ucciderla ma lei - ormai forte ed evoluta - da vittima si trasformerà in carnefice e li ripagherà con la giusta ricompensa. Né Storia né Scienza sono dunque adeguate alle domande delluomo. La prima è imponderabile; la seconda rifugge dalle emozioni e dalla pietà. Non resta che la selettiva legge del più forte: affidandosi alla Natura, Harriet probabilmente vivrà ben oltre i suoi duecento anni; in lei il mito del Golem prende la strada del mare, ricordandoci la temeraria testuggine protagonista del bel film di Nick Stringer Il lungo viaggio della tartaruga.
Repliche fino al 28 febbraio. Informazioni: 06/5740170.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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