Ddl Sallusti lunedi alla Camera: le ultime novità

Lunedi il ddl arriva in aula alla Camera. Politici al lavoro per eliminare le parti più assurde della legge. Dure critiche da giornalisti ed editori

Ddl Sallusti lunedi alla Camera: le ultime novità

La politica accelera i tempi per l'approvazione del disegno di legge anticorruzione, con le norme sulla diffamazione. Lunedì il ddl arriva in aula alla Camera. La conferenza dei capigruppo poi deciderà la calendarizzazione dei lavori della prossima settimana. Per allora, palazzo Madama dovrebbe licenziare il "testo Sallusti" e si potrà dunque decidere quando portarlo in Aula, dopo il necessario passaggio in commissione. La volontà, è stato assicurato, è di
stringere al massimo i tempi. Intanto il Pd, attraverso un emendamento (ne ha presentati 14), chiede una riduzione della sanzione pecuniaria per la diffamazione a 50.000 euro. La proposta di modifica porta le firme di Vincenzo Vita e Felice Casson.

Gentiloni: legge affrettata

Un altro esponente del Pd, Paolo Gentiloni, mette le mani avanti: "Alla Camera la norma urgente che impedisce il carcere per il direttore de il Giornale può essere inserita in uno dei decreti in conversione e non deve essere il pretesto per varare sulla diffamazione una legge affrettata e pericolosa. Il testo in discussione al Senato è una minaccia per la libera informazione e per testate e siti web. Deve tornare in commissione.  Non ha senso colpire tutti i giornalisti per salvarne uno".

Siddi: se norme non cambiano sarà battaglia

Molto duro il commento del segretario della Federazione nazionale della stampa, Franco Siddi: "Lo ripetiamo ancora una volta: sulla libertà di stampa, sul diritto di cronaca, sul diritto dei cittadini a essere informati non possiamo guardare in faccia nessuno e adottare atteggiamenti diversi a seconda di chi fa proposte restrittive. L’opposizione alle norme bavagli della bozza di legge in discussione al Senato sulla diffamazione non è altro perciò che la prosecuzione di un’attività permanente e coerente a difesa della Costituzione, dei diritti di espressione e di informazione, con criteri di lealtà e di trasparenza".
"Cancellare il carcere dalle pene principali per i reati a mezzo stampa da una legge non in linea con i canoni delle democrazie avanzate e della giurisprudenza della Corte di Giustizia sui diritti umani - rileva Siddi in una nota - è cosa giusta e doverosa. Scambiare questo possibile passaggio con norme bavaglio, già rigettate nei tentativi di intervento contro il diritto di cronaca in vari progetti di legge sulle intercettazioni, è insensato. Inaccettabile come allora. E questa eventualità, se ancora portata avanti, avrà le stesse risposte di allora, anche se al posto del governo Berlusconi c’è il governo Monti e anche se al posto di una maggioranza di centrodestra c’è una coalizione parlamentare per un governo di necessità nazionale. La libertà dell’informazione - conclude - è un bene nazionale e non di qualcuno".

Anselmi: nel ddl disprezzo libertà di stampa

"Oggi queste norme sono assurde e pericolose - dice il presidente Fieg, Giulio Anselmi -, possono condizionare la sopravvivenza di molti giornali e rivelano un assoluto disprezzo per la libertà di stampa. È auspicabile che il dibattito le modifichi radicalmente". "Le norme in discussione introducono un elemento di buon senso con l’abolizione
del carcere, pena evidentemente sproporzionata, ma propongono anche elementi assurdi e pericolosi per la
misura delle sanzioni economiche e per le modalità delle rettifiche. Sanzioni economiche e rettifiche sono
elementi di per sè giusti se commisurati all’entità del danno e alla tutela dell’onorabilità delle persone offese,
ma allo stato appaiono falsati da una volontà vessatoria nei confronti dell’informazione". "Oggi queste norme - conclude il presidente Fieg - sono assurde e pericolose, possono condizionare la sopravvivenza di molti giornali e rivelano un assoluto disprezzo per la libertà di stampa che è fondamento della democrazia. È auspicabile che il dibattito le modifichi radicalmente". 

Giulietti: siamo fra gli ultimi paesi come libertà di informazione

"Massimo rispetto per le decisioni che assumerà il Senato, ma se il testo dovesse restare quello noto promuoveremo da subito una grande campagna in tutte le sedi nazionali ed internazionali per bloccarlo". Lo afferma in una nota il
portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti. "Siamo contro il carcere per i cronisti, ma anche contro ogni forma di bavaglio ai danni dei giornalisti e dell’articolo 21 della Costituzione - aggiunge -. Non vorremmo che si dimentichi che l’Italia occupa uno degli ultimi posti delle graduatorie internazionali in materia di libertà di informazione. Così facendo l’Italia sarebbe destinata a un’ulteriore retrocessione". "Se le cose non dovessero cambiare - conclude Giulietti - chiederemo l’immediata convocazione del Comitato per la libertà di informazione per verificare iniziative varie fino alla proposta di una grande manifestazione nazionale contro ogni bavaglio".

Cicchitto: al Senato la prossima settimana

"Abbiamo chiesto - fa sapere il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto - che venga calendarizzato per la prossima settimana, subito dopo il disegno di legge sulla corruzione, il disegno di legge in discussione al Senato sulla diffamazione che deve affrontare anche il caso Sallusti. È stato convenuto che verrà convocata una nuova capigruppo per lunedì per esaminare la situazione anche alla luce dei lavori del Senato".

Usigrai: rimedi più dannosi del carcere

"La riforma della legge sulla diffamazione all’esame del Senato - scrive in una nota il segretario nazionale dell’Usigrai, Carlo Verna - contiene rimedi più dannosi della medievale sanzione del carcere". "I giornalisti della Rai dicono no a leggi bavaglio e a norme che limiterebbero di fatto la libertà di informazione. Avere a cuore la correttezza di ogni notizia data, dovere ancor più forte del Servizio pubblico radiotelevisivo, non vuol dire accettare pene sproporzionate e intimidatorie". 

Giammanco: carcere per veri delinquenti

"La motivazione della Cassazione, a mio parere, è a dir poco fuori dal mondo - afferma Gabriella Giammanco, deputato del Popolo della Libertà -.

Stiamo parlando di un giornalista, tra l’altro di un certo livello, non di un
delinquente o di un pazzo criminale. I giornalisti, blogger compresi - prosegue - devono rispondere di ciò che scrivono e pagare quando hanno sbagliato ma le carceri, già così sovraffollate, devono rimanere aperte per i delinquenti veri".

 

 

 

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