Il delirio del killer di Deborah: «Se l’ho uccisa chiedo scusa»

Dal carcere chiede della madre: «È l’unica che si sia occupata di me». La sorella della vittima: «Non è pazzo, ha una doppia personalità. Ma la giustizia ci ha abbandonati»

Piero Pizzillo

da Genova

«Se è vero che ho fatto quello che mi si contesta, anche se non credo di essere capace di uccidere una persona, chiedo scusa e perdono ai familiari della ragazza, a lei, e a mia madre». Sono queste le uniche parole pronunciate da Emiliano Santangelo, l’uomo che ha ucciso con sette coltellate Deborah Rizzato, l’operaia di 25 anni, - che aveva violentato quando era poco più di una bambina, 10 anni fa, reato per il quale era stato condannato a tre anni di reclusione -, nel corso dell’interrogatorio dinanzi al pubblico ministero Cinzia Perroni. L’assassino, difeso dagli avvocati Filippo e Simone Gramatica, che sfoggiava un sorriso smagliante al momento dell’arresto si è poi avvalso della «facoltà di non rispondere». E non ha più aperto bocca. Alle 10.30 di stamane avrà luogo nel carcere di Marassi l’udienza di convalida dell’arresto. Vedremo se l’omicida dirà qualcosa in più al giudice Vincenzo Papillo, che dovrà confermare il provvedimenrto restrittivo, prima del trasferimento del fascicolo al sostituto procuratore di Biella, Antonio Bianco..
Il pubblico ministero Perroni, che ha contestato l’omicidio volontario, ha trovato l’imputato in stato confusionale. Ai difensori che ieri sono andati in carcere l’uomo ha chiesto di essere messo in contatto con la madre, vuole parlare con lei. «Vivevo in un appartamento vicino a lei, è mia madre che si è sempre preso cura di me», ha detto. Santangelo appariva molto agitato, in uno stato di frustrazione psicologica, lo sguardo perso nel vuoto. Secondo i difensori non è in condizioni di potere affrontare un interrogatorio. Gli avvocati, appena gli atti saranno a Biella, chiederanno che il loro assistito venga sottoposto a perizia psichiatrica. Bisogna tenere conto, sottolineano i difensori, - del passato di Santangelo. Ha sofferto di disturbi psichiatrici ed è stato anche ricoverato all’ospedale di San Maurizio Canavese per un problema di personalità multipla e stato depressivo. Problemi che lo hanno afflitto dal 1997, tanto d’essere stato in cura presso il centro di igiene mentale di Ivrea. «Tutto ciò lo abbiamo saputo da Santangelo - ha detto Simone Gramatica. L’impostazione difensiva sembra improntata a dimostrare l’incapacità mentale dell’omicida. Adesso tenteranno di ricostruire la storia psichiatrica di Santangelo, contattando medici e strutture che in passato hanno avuto in cura lo stesso, acquisendo altresì le cartelle cliniche del medico e dello psicologo del carcere di Marassi. «Non va inoltre sottovalutato un altro fatto, affermano i legali. Santangelo ci ha detto che era venuto a Genova per suicidarsi. Voleva buttarsi da un ponte in mare, per annegare». È un aspetto della vicenda, di cui ha tenuto conto il pm Perroni, che ha disposto l’isolamento in carcere, con particolare sorveglianza da parte dei poliziotti penitenziari.
Frattanto domattina alle 10, a un giorno di distanza dall’interrogatorio del carnefice (se è pazzo o no lo stabiliranno i periti), nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, si svolgeranno i funerali di Deborah, l’infelice ragazza tormentata per anni da un uomo che non ha esitato a troncarne la giovane esistenza, infierendo con sette coltellate. Ma un grido di dolore e di amarezza lo ha lanciato la sorella, Simona, per essere stati abbandonati dalle forze dell’ordine. «In dieci anni non hanno mai fatto niente: la scusa era sempre la stessa: avevamo le mani legate.

La paura cresceva sempre più con il tempo, eravamo sempre più perseguitati, non solo Deborah, ma tutta la famiglia. Sms continui e lettere minatorie a lei, telefonate anonime ai miei genitori». «Ma Santangelo - dice ancora Simona - non è assolutamente pazzo, semplicemente ha una doppia personalità».

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