DERBY DI POLIZIA TRA DERRICK E SISKA

I detrattori, quelli che erano affezionati a Derrick e se lo sono visti sostituire con Siska (stesso produttore, Helmut Ringelmann, stesso commissariato a Monaco di Baviera, identiche atmosfere cupe anche se su Siska piove meno) dicono che ha un nome che sembra la marca di un detersivo, che se proprio si doveva mandare in pensione l'occhio acquoso di Derrick si poteva scegliere un sostituto che si facesse almeno la barba tutti i giorni, e che dicesse almeno qualche volta per rispetto delle forme «No grazie, mai in servizio» quando qualcuno gli offre ricche colazioni e paste alla crema, mentre l'altro, l'integerrimo, mai una puntata in cui avesse accettato per sbaglio nemmeno un caffè. Questo dicono, i detrattori. Ma piano piano si affacciano sempre più baldanzosi anche gli aficionados di Siska (dal lunedì al sabato su Retequattro, ore 20,10) che dopo qualche anno di rodaggio ne apprezzano il maggiore dinamismo non solo nell'addentare qualche fuori pasto, ma anche nell'arrivare all'individuazione del colpevole senza muoversi con la lentezza esasperante di Derrick, senza i suoi malinconici pistolotti finali al delinquente di turno sotto l'occhio non particolarmente sveglio del suo assistente «palla al piede», senza farsi vedere sempre con lo stesso impermeabile. Operando entrambi nella stessa città, Derrick e Siska sono condannati a una sorta di derby perenne tra i nostalgici del vecchio poliziotto tutto d'un pezzo interpretato da Horst Tappert e i sostenitori del nuovo, neanche lui un allegrone ma un po' meno ingessato, cui ha dato il volto l'attore Peter Kremer prima di lasciare il passo - dopo 56 puntate - al «fratello» Wolfgang Maria Bauer. Tra Derrick e Siska sono più numerose le affinità che le differenze, appartenendo entrambi al genere di investigatore che arriva alla soluzione del giallo per induzione psicologica (più elaborata in Derrick, più improvvisa in Siska) anziché in seguito a un'opera di sfiancamento come Colombo o una serie di percorsi logici rigorosamente consequenziali come nei polizieschi vecchio stampo. Stupisce non poco, invece, che una città vivace come Monaco di Baviera (la più allegra e calda della Germania) venga fotografata in entrambe le serie in modo sostanzialmente plumbeo e tristanzuolo, neanche fossimo dalle parti del genere noir anzichè in quello della onesta fiction poliziesca di solido artigianato, ma senza il minimo colpo di genio.

Tra le caratteristiche che saltano all'occhio in Siska c'è la rinuncia a mostrare le scene delittuose e il rifiuto di visualizzare qualsiasi violenza. Agli spettatori più attenti non sarà sfuggito il «turn over» tra attori di secondo piano che in puntate diverse sono costretti a interpretare, per risparmiare sul budget, ruoli differenti.

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