Des Dalton: "Via gli inglesi o in Ulster sarà il terrore"

Dopo i recenti attentati, parla al Giornale il leader politico vicino agli irriducibili della "Continuity Ira": "La Resistenza si fermerà con la liberazione dell’Irlanda del Nord. Chi ha firmato la pace è un opportunista"

Des Dalton: "Via gli inglesi o in Ulster sarà il terrore"

Dice no agli accordi di pace. No al «dominio britannico» e alla presenza dell'esercito inglese in Ulster. No al parlamento di Stormont né a quello di Dublino. Critica i leader repubblicani dello Sinn Fein che, dopo trent'anni di conflitto armato e politico, hanno raggiunto un'intesa per il futuro dell'Irlanda del Nord. E lo fa con parole inequivocabili: «Non fanno gli interessi dell'isola ma si comportano come fossero ministri della Corona inglese». Perché per lui esiste una sola Irlanda: unita e libera dal giogo britannico. Nessun compromesso con Londra. Fino a che questo sogno non si sarà realizzato la battaglia andrà avanti. Lui è Des Dalton, 37 anni, da dieci leader di uno dei movimenti più controversi d'Irlanda, vicepresidente del Republican Sinn Fein (Rsf), l'organizzazione che il Dipartimento di Stato americano, il governo di Dublino e quello di Londra considerano il braccio politico da cui è nata la Continuity Ira (Cira), il gruppo di terroristi repubblicani che ha rivendicato l'attentato al poliziotto ucciso qualche settimana fa a Craigavon.
Dalton rappresenta circa un migliaio di irriducibili fedeli alla causa «repubblicana», il gruppo di dissidenti cattolici più numeroso d'Irlanda. Un movimento politico «astensionista» con sede a Dublino e Belfast (nella roccaforte cattolica di Falls Road) che si rifiuta di lavorare dentro le istituzioni fino a che l'Irlanda non sarà un'entità unica e indipendente. In visita in Italia nei giorni scorsi, Dalton ha deciso di parlare in esclusiva a Il Giornale.
Che cosa succede in Ulster? Perché è tornata la violenza?
«La questione centrale è sempre la stessa: il dominio permanente britannico in Irlanda. È questa la causa principale del conflitto e deve essere affrontata».
Una giustificazione al terrorismo?
«Una constatazione. Noi leggiamo solo la storia. E la storia d'Irlanda ci dice che fino a che il governo britannico e l'esercito britannico non lasceranno l'isola, la resistenza andrà avanti».
Questo è il motivo per cui qualche settimana fa sono stati uccisi due soldati inglesi e un agente di polizia...
«Lo abbiamo detto e lo ripetiamo. Ci rincresce per la perdita di vite umane. Ma che alla gente piaccia o no, questa situazione andrà avanti fino a che ci saranno soldati inglesi per le strade delle Sei Contee (il nome con cui i repubblicani indicano l'Irlanda del Nord, ndr)».
Eppure per gli irlandesi tutti, il processo di pace è ormai una conquista, un punto di non ritorno. I nemici di un tempo, i cattolici-repubblicani dello Sinn Fein e gli unionisti-protestanti del Dup, siedono al governo insieme.
«Gerry Adams e Martin McGuinness, con tutto il Provisional Sinn Fein, si sono sempre professati rivoluzionari ma alla fine sono diventati parte del sistema. Quello che hanno deciso di fare va contro gli ideali che hanno difeso per una vita. L'accordo di pace del Venerdì Santo non ha fatto altro che rafforzare il dominio inglese in Ulster. Un dominio che nasce da una divisione artificiale dell’isola, studiata in modo da garantire la maggioranza agli unionisti protestanti. Un dominio che il Provisional Sinn Fein ha legittimato».
Che vuol dire essere dissidenti repubblicani oggi? E come lo si diventa?
«Vengo da una famiglia che ha sempre creduto in un'Irlanda unita e libera. I miei nonni hanno combattuto nella vecchia Ira e io all'età di dieci anni, anche se ero ancora un bambino, ho subito fortissimo l'impatto dello sciopero della fame di Bobby Sands. E sono cresciuto con quegli ideali».
Quali sono questi ideali?
«Opporsi all'occupazione britannica della nostra isola. Credere nel diritto di poter determinare il nostro futuro liberi da interferenze da parte di Westminster».
Non è una battaglia obsoleta? Esiste una Repubblica d'Irlanda e una «provincia» come l'Ulster che è parte del Regno Unito. I tempi della battaglia non sono finiti?
«Per noi la battaglia continua perché anche gli accordi di pace non hanno cambiato le cose, hanno semplicemente riconosciuto una situazione di fatto: la presenza britannica in Ulster».
Il Dipartimento di Stato americano considera il vostro movimento contiguo ai terroristi della Continuity Ira. È così? Avete un braccio armato?
«Siamo un movimento politico.

Se i membri della Continuity Ira condividono i nostri ideali è una questione che riguarda loro. Noi vogliamo una rivoluzione pacifica per il futuro dell’Irlanda e vorremmo creare le condizioni per un accordo duraturo sull’isola. Quel che succederà in futuro, chi può saperlo?».

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