"La destra finiana? Solo una brutta copia della sinistra no Cav"

Il leader dei Responsabili si scaglia contro la deriva del suo ex partito: "Senza identità, al rimorchio di Casini"

"La destra finiana? Solo una brutta copia della sinistra no Cav"

Silvano Moffa, i suoi ex amici sono tutti a Milano. Pentito?
«Non ho alcuna nostalgia, solo amarezza per ciò che poteva essere e non è stato».
Magari sarà.
«Ormai il Fli è uno dei tanti partitini da vecchio sistema politico, subalterno a Casini, senza il quale non ha futuro, con un’idea terzopolista che non è nelle corde degli italiani e un’identità non definita, che esalta il tatticismo e mette in seconda linea qualunque profilo strategico».
Facile criticare dopo aver tradito.
«Quello tradito sono io».
Si è fatto comprare da Berlusconi prima del voto di fiducia il 14 dicembre.
«Ah ah, sì certo, io sono stato uno dei primi sindaci eletti con l’Msi per poi finire a libro paga di Berlusconi, ah ah».
Moffa, da camerata a Responsabile: fa effetto.
«Io ci avevo creduto, sa? Il Fli volevamo che fosse un punto di riferimento nel perimetro nel centrodestra, capace di indicare la rotta per quella destra moderna ed europea che il Pdl non riusciva a diventare, stimolare dall’esterno la spinta riformista del governo...».
Nient’altro?
«Era un progetto ambizioso, ma proprio prima della fiducia eravamo a cavallo. Berlusconi ci avrebbe riconosciuto il ruolo di terza gamba della maggioranza, era un punto di inizio».
Per lei è stata la fine.
«La notte precedente e la mattina ho tentato in ogni modo di convincere Fini, e lui me».
È finita zero a zero.
«Sono stati i momenti più drammatici. Il martedì si votava la fiducia, il 13 era Santa Lucia, il 12 era domenica e Fini andò dalla Annunziata ad annunciare che saremmo passati all’opposizione».
Giro frenetico di telefonate e incontri.
«Poi Fini venne nel mio ufficio alla Camera. Gli dissi: a volte serve responsabilità anche a costo di ingoiare qualcosa che non ci piace».
Risposta?
«Diede la parola a Bocchino, con quel discorso in Aula che era l’opposto del mio pensiero».
Fini si è lasciato mal consigliare?
«Fini ha fatto la sua scelta. Del resto ha fama di sbagliare le persone cui affidarsi, è un limite che lui stesso si è riconosciuto in passato».
Per esempio quando?
«Per esempio quando pensava di poter gestire An attraverso un patto fra colonnelli. Dal punto di vista estetico era la ricerca del superamento delle divisioni, in realtà alimentava il correntismo».
È il divide et impera.
«Ed ecco le conseguenze. Cosa è rimasto della destra? Fini ha lacerato una comunità, disperso un mondo».
Lui dice che il Fli è la nuova destra e annuncia una nuova primavera politica oltre il berlusconismo.
«Se mai il Fli è solo antiberlusconismo di destra, che è la brutta copia di quello di sinistra. Perché come fai a indicare la rotta alla destra se non dialoghi con il più grande partito di centrodestra?».
Ma il Pdl è morto, non gliel’hanno detto? Chieda a Bocchino.
«Appunto, Bocchino».
Amico suo.
«Mai condiviso nulla».
Lei colomba, lui falco. Ha vinto lui.
«È molto intelligente, un maestro delle logiche correntizie. Del resto quelli come lui vincono, gli altri vengono marginalizzati. Comunque il Fli è ancora spaccato fra l’ala estremista e radicaleggiante, che si accontenta di un partitino da 3 per cento pur di avere una fettina di potere, e l’ala più moderata».
Viespoli, Menia, Consolo.
«Nel profondo del cuore la pensano come me».
E perché non la seguono?
«Sono certo che patiscono l’alto tasso di ambiguità nella collocazione politica del Fli, che configura sante alleanze oltre colonne d’Ercole».
E perché restano lì?
«C’è una sorta di fidelizzazione al capo...».
Credere obbedire combattere.
«Meglio il boia chi molla».
Alessandro Campi e Sofia Ventura non prevenuti al congresso.
«Nemmeno gli intellettuali sanno tenersi, perché ne hanno una visione stalinista. Vanno bene finché assecondano. E invece dovrebbero poter anticipare... Infatti guardi il Pantheon».
Giorgio Ambrosoli e Karl Popper, Paolo Borsellino e Lucio Battisti, Roberto Saviano e...
«...e Massimo Cacciari. Si rende conto che cercano Cacciari? Io ne ho grande stima, è un grande filosofo, ma è un uomo profondamente di sinistra. Questa è la rilettura della destra, non è contaminazione, ma assimilazione di modelli altrui.

Sa che le dico? Che il vero futurista è Giuliano Ferrara».
Istrionico, aggressivo, trasgressivo...
«E iconoclasta. L’iconoclastia futurista rompeva gli schemi. Il Fli non rompe gli schemi, assimila gli schemi altrui».

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