Il dibattito: le corna? Sono da perdonare (quando sono piccole)

Per il tradimento occasionale vale il detto "occhio non vede, cuore non duole". Ma se diventa una costante, sono guai

Il dibattito: le corna?  
Sono da perdonare 
(quando sono piccole)

Il rovente tema dell'estate 2011 mi ricorda molto i temi roventi di tutte le altre estati: le corna. La passione umana su questa scabrosa faccenda è intramontabile e imperitura. Basta buttare l'amo in una tavolata qualunque, enogastronomica o intellettuale che sia, e l'interesse schizza ai massimi livelli. Riconosciamolo anche noi del Giornale: più di tante inchieste sul caro-ombrellone, più del sudoku, più del racconto balneare dello scrittore emergente, questa eterna idea del tradimento sta riscuotendo un enorme successo. Piace in montagna, piace al mare, piace in città. Tema universale e decisamente molto trasversale.

È bastato il libro della Munson, con questa sua esperienza del perdono coniugale, perché tutti si avventassero sulla preda: opinionisti, matrimonialisti, semplici lettori. Seguendo l'avvincente dibattito, una cosa ne esce confermatissima: siamo tutti bravi a parlare delle corna. Degli altri. Se ne parla sempre come di una questione esterna, estranea, strutturalmente altrui. Così, ci ritroviamo a teorizzare anche questa delicata sezione della vita come tante altre di analoga importanza. Come il lutto, come le tasse.

Sappiamo benissimo cosa bisogna fare e cosa non bisogna fare, siamo pronti a dare indicazioni precise, con posizioni molto chiare e molto nette. Agli altri. Immancabilmente, si rilevano opposti estremismi: chi consiglia caldamente di negare sempre e tutto, anche quando il coniuge sorprende i traditori ignudi nello stesso letto, all'intramontabile grido di «posso spiegare, non è come pensi», e chi invece consiglia di raccontare anche il solo tradimento col pensiero, magari dopo essersi troppo soffermati nella Tac libidinosa su una preda sconosciuta, così, per non lasciare nulla di latente e di irrisolto all'interno della coppia. Tra i due estremi, un campionario di varie ed eventuali: ammettere il 20, il 40, il 65 per cento, non di più.

Ma anche per le corna il problema vero e insormontabile è uno solo: il passaggio alla sperimentazione diretta. In prima persona, sulla propria pelle. Quando si passa dalla teoria alla pratica, qualsiasi certezza può paurosamente vacillare. Qui le chiacchiere stanno a zero e le reazioni sono imprevedibili. Inutile salire in cattedra e pontificare: bisogna perdonare, non bisogna perdonare. Il diritto alla reazione personale è inalienabile, e può liberamente spaziare dal perdono con applauso fino al reclutamento di un killer per eliminare il coniuge bastardo. Non ci piove: almeno in questioni di corna, nessun ordine di partito e libertà di coscienza.

Se poi il gioco dell'estate impone comunque una presa di posizione, personalmente devo prima scindere la questione. Quando le corna sono occasionali, a gettone, una tantum, mi appello all'insuperato «occhio non vede, cuore non duole»: meglio non sapere, meglio non dire. Sul brogliaccio della coppia resterà segretamente scritto come cedimento, come prova, come idiozia. La cosa più importante è che l'idiozia non crei danni atomici in casa, sproporzionati all'entità della fuga. Col tempo, la vigliaccata sfumerà sullo sfondo. Il bastardo pagherà adeguatamente con il solo senso di colpa.

Diverso, molto diverso, il tradimento lungo, vero, profondo. In questo caso, ho le idee molto chiare: non credo alla minima possibilità di perdono. Sarà che sono cresciuto agli esempi dei dottor Zivago, delle Anne Karenine, delle Affinità elettive, ma trovo umanamente impossibile ricomporre la situazione precedente quando uno dei due è stato così lontano, così appassionato, così profondamente legato a una terza persona. Se il cuore ha felicemente vagato in altre praterie, tornare indietro è impossibile. Il perdono accomoda e appiana, ma non cancella. Qualcosa resta, qualcosa rode. Per sempre.

Certo, la scrittrice e tanti come lei hanno rimesso in piedi la propria storia. Ma escludo che tutto sia come prima. Che alla fine del travaglio l'amore torni a trionfare.

La coppia riaggiustata, al massimo, è soltanto un bell'accordo, un patto ragionato, un Trattato di Campoformio. Ma non ha nulla a che fare con l'amore vero. Quando un uomo e una donna si siedono per firmare la pace dopo un grande tradimento, quando tira aria di trattato, l'amore vero non si intromette più: resta fuori.

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