Dida frena ancora la rincorsa del Milan

Dida frena ancora la rincorsa del Milan

Franco Ordine

da Milano

All’undicesimo giorno, il Milan si riposò. Adesso si allontana anche il secondo posto, oltre che la Juventus lontanissima. Anzi si fermò sull’1 a 1, primo pareggio domestico, determinato da uno scarabocchio di Dida, oltre che da una prova povera fisicamente e di discutibile genio dei suoi uomini migliori, Seedorf, Pirlo e Kakà, per non parlare di Sheva e Inzaghi. Aveva ragione Adriano Galliani, a toccar ferro nel pre-partita, ascoltando i pronostici di Ferrara («vince il Milan 2 a 0») e di Boban: mai vendere la pelle dell’orso prima di averlo fatto secco. E la Samp di Novellino non si lascia impallinare dal rigore d’apertura. Rema controcorrente, ottiene il pari e sfiora anche il successo.
Appena il Milan si mette davanti, col rigore di Shevchenko, la Samp apparecchia una prova coi baffi. Frazione di grande calcio, buona corsa e geometrie che mettono alla berlina i rivali rossoneri: strameritato il pareggio timbrato da Gasbarroni (col concorso decisivo di «paperissimo» Dida) nel finale tambureggiante che la squadra di Novellino trasforma in una sorta di assedio all’area milanista. Il palo timbrato da Volpi (su punizione alla Pirlo) e quello scheggiato da Castellini sono le cadenze che dimostrano il grande affanno del Milan e la strepitosa salute della Samp. E questa volta non è una questione di disegno tattico, né di problemi provocati dallo stato del manto erboso. A proposito, complimenti al consorzio San Siro: in meno di 24 ore lo stadio assediato da 50 centimetri di neve viene reso praticabilissimo e accessibile agli spettatori. Il Milan mette il naso davanti alla Samp per un rigore che non procura molte discussioni: Volpi, il capitano, autore di un paio di sfondoni, precipita su Inzaghi, inerme, spalle alla porta. Cosa può fare De Santis? Rigore, naturalmente. Che Sheva firma aspettando la prima mossa di Antonioli.
Da quel momento c’è solo Samp, il Milan rincula fino ad arretrare pericolosamente senza essere capace di ripartire. Flachi disegna geometrie di gran pregio, Kutuzov (entrato al posto di Bazzani, subito ko al ginocchio destro) porta fuori Nesta ma è Gasbarroni a sconvolgere i piani difensivi milanisti e a «pizzicare» spesso Stam che viene avanti a caccia di gloria. Il pareggio della Samp non è tutta farina del sacco di Gasbarroni che ha il merito di provare a tirare da 25 metri almeno: la palla fila via liscia verso il petto di Dida, ha un leggero scarto che la vede filar via, intervenendo col braccio, in modo maldestro e incomprensibile. Niente scuse, per favore: non c’è ghiaccio, non c’è terreno pesante, non c’è neanche un acciacco da sventolare. Si tratta di un’altra papera incastonata in una stagione da dimenticare. Prima dell’1 a 1, la Samp grida allo scandalo per un intervento di Lion, assistente di De Santis che trasforma l’ostruzione di Gattuso in un fallo di sfondamento di Gasbarroni (poi rotolando in area il milanista tocca con le mani ma l’intervento di Lion è precedente).
Nella ripresa tocca alla Samp stringere i denti e difendere il fortino di Antonioli dalle unghiate dei milanisti. Il portiere di Novellino è il protagonista di un paio interventi che, nel momento migliore del Milan, dieci-venti minuti al massimo, respingono le imprese balistiche di Shevchenko e Kakà. Gli episodi che fanno discutere sono un paio, un intervento di mani di Flachi, in barriera, su punizione di Pirlo, e poi una tenuta di Sala su Shevchenko in area. Ma a quel punto De Santis, che non è un cuor di leone, ha già dato quanto a rigori. Il Milan, a secco di energie e di condizione fisica, prova in tutti i modi.

Anche con una legnata dalla media distanza firmata dal piedino di Seedorf che trova il palo lontano. Appena si fermano Pirlo e Kakà, appena esce Gattuso, senza più vitamine, tutta la squadra si ripiega su se stessa e rimane a guardare il baldo finale della Samp.

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