Dida è sempre sotto processo ma la dolce vita non c’entra

Voci sul portiere del Milan. Damiani: «Ha le spalle forti». Con il Palermo gioca Kalac

Dida è sempre sotto processo ma  la dolce vita non c’entra

Franco Ordine

da Milano

Nelson Dida è imbufalito, riferiscono da Milanello. Ma non c’entra quel gol di Gasbarroni, quel tiro dritto per dritto, finito chissà come sul gomito e poi in rete, motivo dello scandalo che rilancia l’emergenza Dida e il dibattito nelle viscere del Milan. C’entrano, riferiscono ancora, le spiegazioni extra-calcistiche offerte all’ennesima papera del portierone brasiliano, un tempo vanto assoluto di una squadra abitata da insuperabili, pettegolezzi perfidamente riproposti e collegati alla vita privata di Nelson Dida, questione di strani amori (la canzone della Pausini spesso cantata nelle sere felici dai milanisti riuniti) che qualche contraccolpo provocano. Nelson Dida furibondo, la società interviene per purgare il dibattito mediatico da argomenti impertinenti; e una battuta strepitosa di un esponente del gruppo («se contassero, come alibi, le storie attribuite a tutti i milanisti, la squadra dovrebbe viaggiare in zona retrocessione») che riesce a provocare qualche sorriso e a riportare sul sentiero giusto la spinosa questione. Nelson Dida è fuori dagli stracci perché, con l’ennesimo sfondone, il suo credito nei confronti di allenatore, preparatore e sodali di spogliatoio, sta per esaurirsi. «Il pallone ha avuto uno scarto all’ultimo momento» spiega. Gli esperti invece sottolineano che l’errore commesso è nella posizione, braccia basse e gambe rigide, il minimo dell’attenzione cioè. Le dichiarazioni di ieri sono pietosi attestati di solidarietà (Pirlo dà la colpa al pallone, Shevchenko aggiunge «se sei il portiere del Milan non puoi sbagliare») dietro cui resistono dubbi e perplessità sul rendimento del brasiliano che procura affanni e interrogativi inquietanti anche per il suo mondiale, «speriamo che si riprenda, è un professionista» la chiosa allarmata di Kakà che di Nelson è un sincero amico e convinto estimatore.
Ma l’aspetto più grave è un altro ancora, se possibile. Nessuno sa cosa gli succeda realmente, in particolare, nessuno sa come prenderlo. Lui continua a non fare una piega. Prima di Natale Ancelotti e Vecchi (il preparatore dei portieri) concordarono una linea moderata: piena fiducia al portiere e ricambio, nel caso di ulteriori errori, contro il Parma, il 6 gennaio, alla ripresa dopo la sosta. Dida festeggiò la conferma con un’altra papera, perdendo palla su un innocuo calcio d’angolo mentre Kalac, il portiere australiano escluso da Hiddink nella sua nazionale qualificata per il mondiale, l’eventuale rimpiazzo, in coppa Italia non dimostra sicurezza e colpo d’occhio. Dida alterna incertezze e interventi strepitosi, sbaglia di notte contro la Samp dopo la prodezza pomeridiana di Siena su Chiesa, che faceva pensare fosse dal tunnel. E invece no. C’è chi avanza ipotesi di problemi di vista che mal si conciliano con i precedenti strepitosi in materia (coppa Campioni): smentite su tutti i fronti, riferisce il suo agente Oscar Damiani. Fisicamente è a posto, gli manca sicurezza: tutto il Milan è minato da questo turbamento che lo accompagna in ogni partita. Martedì sera a Palermo, coppa Italia, tocca a Kalac ma è un turn-over previsto, a Roma contro la Lazio tornerà ancora Dida.

Che, secondo taluni resta una risorsa della squadra, secondo altri invece paga le fragilità complessive della squadra, messa sotto dalla Samp e non solo sul piano tattico dalla posizione scelta da Flachi e Kutuzov. Ecco l’altro problema del Milan: corre poco e male. E così Dida fa da parafulmine agli altri vizi della squadra scivolata ancora dietro la Juventus.

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