Una difesa in ordine sparso che danneggia il Vaticano

Probabilmente, con la risposta su omosessualità e pedofilia, il cardinale Bertone intendeva dire che la grande maggioranza di abusi su minori da parte di preti avviene su bambini e ragazzi maschi, e in molti casi riguarda ragazzi già sviluppati (come spiegò il promotore di Giustizia dell’ex Sant’Uffizio Charles Scicluna nell’ormai famosa intervista ad Avvenire, distinguendo tra pedofilia ed efebofilia). Dunque, soltanto nel caso del clero, qualche studioso potrebbe avanzare l’ipotesi di un nesso con l’omosessualità. Un nesso che peraltro proprio Benedetto XVI, il 15 aprile 2008, nel corso della conferenza stampa sull’aereo che lo stava portando a Washington, era sembrato escludere quando, rispondendo in inglese a una domanda sugli abusi sui minori, disse: «Sto parlando ora della pedofilia, non dell’omosessualità, che è un’altra cosa» (this is another thing).
Ma non c’è dubbio che le dichiarazioni del Segretario di Stato, rilanciate dal Cile, hanno avuto un effetto dirompente e possono dare l’impressione, aprendo l’ennesimo fronte di polemica, dell’incapacità di trovare una linea condivisa nel rispondere alle accuse e agli attacchi. In poco più di una settimana si è passati dall’aprire inutili polemiche con il mondo ebraico - prima per le parole dell’omelia di padre Cantalamessa il Venerdì santo a causa del suo paragone tra attacco alla Chiesa e metodi dell’antisemitismo; poi con l’intervista al cardinale Sodano, che paragonava gli attacchi contro Benedetto XVI a quelli subiti da tre predecessori, fra i quali Pio XII - e ora con il mondo delle organizzazioni omosessuali.
Risulta evidente che non si tratta dell’esito sfortunato di una strategia, di una linea unanime d’azione e di intervento per cercare di ribaltare le generalizzazioni e le campagne mediatiche, quanto piuttosto dell’assenza di una linea. Si pronunciano parole che hanno come esito quello di aggiungere benzina sul fuoco. Che più di qualcosa non funzioni, nei sacri palazzi, lo dicono i fatti. L’omelia di Cantalamessa è arrivata in Sala Stampa già alle 13 del Venerdì santo, cinque ore prima che venisse pronunciata. Ed è stata richiamata sulla prima pagina de L’Osservatore Romano di quel pomeriggio, con una sintesi che conteneva anche il paragone con l’antisemitismo. Evidentemente nessuno si è accorto delle possibili conseguenze di quel parallelo.
Poi c’è stata la solidarietà del cardinale Sodano al Papa, la mattina di Pasqua. Un gesto bello, teso a dimostrare l’unità della Chiesa intorno al Pontefice in un momento difficile. Ma è il martedì successivo, con un’intervista sulla prima pagina del quotidiano vaticano, che Sodano torna sull’argomento facendo il paragone con Pio X, Pio XII e Paolo VI. E provocando altre reazioni del mondo ebraico. Tra l’altro, Sodano aveva pure detto che «dietro gli ingiusti attacchi al Papa ci sono visioni della famiglia e della vita contrarie al Vangelo». Mentre il cardinale Bagnasco, presidente della Cei, alla Cnn aveva fatto notare che ci sono «certe persone» e «certi ambienti» ostili a qualsiasi parola del Pontefice. Dichiarazioni che lasciavano intravedere l’impressione che quelle contro la Chiesa fossero più che campagne soltanto mediatiche. Due giorni fa, però, il direttore de L’Osservatore Romano, incontrando la stampa estera, ha definito «ridicola» l’ipotesi di un complotto contro il Papa.
Si fatica insomma a capire quale sia la linea per rispondere alla campagna mediatica.

Le risposte al problema della pedofilia, invece, sono chiare e definite da quasi dieci anni, soprattutto per merito di Joseph Ratzinger, come riconosciuto anche da alcuni critici del pontificato, e stanno portando risultati positivi, come peraltro dimostrano le statistiche.

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