Diktat bielorusso: niente più bimbi in Italia

Il ministro Ferrero, anziché il ricatto di Minsk, condanna la famiglia di Genova: «Danneggiano Maria»

Monica Bottino

da Genova

I 35mila bambini degli orfanotrofi di Chernobyl non lasceranno più Chernobyl. E le famiglie italiane che li accolgono da anni rischiano di non poter mettere il loro regalo sotto l’albero, nelle prossime vacanze di Natale. Ieri gli ultimi 20 bambini sono ripartiti per Minsk tra le lacrime. Il blocco delle vacanze di salute (ma non ancora quello delle adozioni, che però riguardano poche centinaia di piccoli) è stato deciso ieri dal Dipartimento affari umanitari della presidenza bielorussa, come dire su ordine dello stesso presidente Aleksander Lukashenko. La notizia, pubblicata sul giornale on-line Bdg.by, arriva dall’agenzia di stampa russa Interfax. La decisione, che ha gettato nello sconforto tante famiglie ospitanti e in attesa di adozione internazionale, non sarebbe stata assunta però solo per la sottrazione di Maria da parte di Chiara Bornacin e Alessandro Giusto. Infatti nell’articolo si precisa che il governo bielorusso non avrebbe visto di buon occhio neanche l’iniziale decisione del tribunale di Genova di trattenere la bambina per un periodo necessario ad accertare le violenze subite nell’«internat» (l’orfanotrofio) di Vilejka. Insomma, il caso diplomatico sarebbe nato già dall’ingerenza di un tribunale italiano su un cittadino bielorusso e dal fatto che sulla bambina siano stati fatti accertamenti medici non ammessi. Infatti le famiglie ospitanti - nei documenti che sottoscrivono per le vacanze - si impegnano a non farli visitare per nessun motivo. Come mai? Cosa si teme?
Il governo - si diceva - non ha bloccato invece le adozioni, fatto che avrebbe mandato all’aria un faticosissimo protocollo bilaterale firmato a dicembre del 2005 e sul quale comunque ci sono già state gravi violazioni da parte della Bielorussia: per esempio il governo di Minsk si era impegnato a sbloccare 150 pratiche entro il 1° marzo 2006. Non è stato fatto: 17 già pronte sarebbero sul tavolo del ministro, che in un anno non ha avuto il tempo di firmarle.
Il caso si complica dunque: la Federazione delle associazioni di volontariato per la Bielorussia Avib, sta pensando di costituirsi parte civile nel procedimento penale verso la famiglia Giusto. Intanto, però, il sottosegretario alla Giustizia, Daniela Melchiorre, ha offerto la sua mediazione. Ha preso contatto con l’avvocato della famiglia Giusto che ha avuto in affidamento Maria dicendosi disposta ad accompagnare personalmente la piccola insieme ai genitori. «Il Governo della Bielorussia - ha detto Melchiorre - ha dato tutta la sua disponibilità per vigilare e prendersi cura della piccola». I Giusto andranno lunedì a Roma per un incontro con il sottosegretario, mentre stamattina saranno in Tribunale, a Genova, per incontrare il procuratore capo Francesco Lalla, che segue le indagini per il ritrovamento di Maria.
Il ministro della Solidarietà (forse verso la Bielorussia, però), Paolo Ferrero, guarda caso esponente di Rifondazione Comunista, ieri ha dichiarato che «la coppia genovese si sta assumendo una grave responsabilità nel continuare a sottrarre la bambina e nasconderla». L’orfanotrofio dove l’hanno seviziata per il ministro non ha colpe, evidentemente, invece è la famiglia italiana che «sta producendo danni alla bambina».
Di tutt’altro parere la parlamentare Verde Paola Balducci che ha chiesto che «il governo italiano faccia tutto il possibile e intensifichi i rapporti diplomatici con la Bielorussia per risolvere nel modo migliore il problema della piccola Maria e convinca il Governo di quel Paese a tornare sui propri passi senza penalizzare ancora di più migliaia di bambini che in Italia potrebbero trovare l'accoglienza e le cure di cui hanno bisogno». L’ex ministro delle pari Opportunità Stefania Prestigiacomo (Forza Italia) dice che il «clima è diventato pesante» e che probabilmente il blocco dei viaggi è «un’arma di pressione» sul governo italiano, affinché trovi la bambina.
Intanto un’indagine conoscitiva sulle adozioni nazionali e internazionali è stata proposta dal presidente della commissione Giustizia della Camera, Pino Pisicchio, ed entro i primi giorni della prossima settimana dovrà essere votata dalla commissione. L'iniziativa, sino ad ora, ha riscosso un consenso quasi unanime. «Quello delle adozioni - dichiara il deputato dei Ds Paolo Gambescia - è un fenomeno che va monitorato sia a livello nazionale che internazionale».

Devono allarmare anche le parole dell’avvocato Maretta Scoca che, nel ’97, quando era sottosegretario alla Giustizia, andò in delegazione in Bielorussia proprio per affrontare il tema delle adozioni: «La volontà del Governo bielorusso è quella di non consentire le adozioni, con mille escamotage e mille scuse». E spiega anche il perché: «La tragedia di Chernobyl colpì un paese già poverissimo e per una popolazione così duramente segnata mandare via le nuove generazioni che crescono significa morire».

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