Il diktat di Garrone alla Lega: «Scegliete, me o Matarrese»

Ieri le dimissioni, ritirabili solo dopo il cambio al vertice

Il diktat di Garrone alla Lega: «Scegliete, me o Matarrese»

(...) contro il presidente Antonio Matarrese. E di fronte alla richiesta di Maurizio Zamparini, patron del Palermo, di recedere dal suo proposito, il patron della Sampdoria ha sbottato: «Io posso anche ripensarci, ma entro dieci giorni Matarrese deve lasciare la presidenza».
Il numero uno blucerchiato si è dimesso per solidarietà nei confronti del presidente del collegio dei revisori dei conti Antonio Guastoni, a cui Matarrese non ha concesso di prendere la parola in assemblea. Ma questa è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso, visto che due mesi fa lo stesso Garrone aveva approvato l'insediamento di Matarrese, ma solo a carattere temporaneo. Ora che anche la riscrizione delle regole sembra finita nel dimenticatoio, Garrone ha ricominciato la sua, al momento isolata, battaglia: «Matarrese non può essere presidenzialista come lo è stato nel 1982. Quando è stato presidente della Lega i problemi erano diversi, non c'erano gli strascichi di una calciopoli. Ora, sull'onda dei recenti scandali, il presidente deve avere un rispetto rigoroso degli organi collegiali e del Consiglio». Proprio il «consiglio dei saggi» avrebbe dovuto dare nuove regole, ma per il momento sembra che il vecchio sia in realtà il nuovo che avanza. Il patron blucerchiato, insomma, non ha risparmiato qualche «picconata» all'ambiente, con dimissioni che in fondo erano nell'aria. Secca la replica di Matarrese: «Nessuno pensava che la luna di miele durasse, ma io non mi faccio mettere i piedi in testa. Chi rispetta me rispetta la Lega e adesso stiano tranquilli... - dice il presidente - Garrone vuole che me ne vada? Ma no, è stata una giornata turbolenta. Si renderà conto che nessuno trama. Dimissioni? È una domanda da non farsi a Matarrese. Io comunque non sono re Travicello».
Poi le ire di Garrone si sono scagliate anche contro la Vecchia Signora, retrocessa dal tribunale in serie B dopo lo scandalo che ha coinvolto in primis il suo ex dg Luciano Moggi: le sentenze di Calciopoli, secondo Garrone, sono state «troppo leggere» e se la Sampdoria avesse commesso i reati contestati ai dirigenti della Juventus «sarebbe stata radiata». Secondo Garrone, poi, i tifosi sono i primi ad aver voglia di un calcio pulito: «Un insabbiamento di Calciopoli? Ci sarebbe la rivoluzione negli stadi. Sono avvenute cose gravissime e ci sono state sentenze un po' troppo leggere. Se la Sampdoria avesse fatto ciò che ha fatto la Juventus, sarebbe stata radiata. La Sampdoria o un'altra piccola squadra. Certo, la Juventus ha grande storia e grande blasone, ma insomma...».
Entro la fine della prossima settimana dovrebbe anche arrivare la sentenza del ricorso in appello della squalifica a Francesco Flachi, per violazione dell'articolo uno del codice di giustizia sportiva. Anche in questo caso Garrone si schiera contro i potenti: «Faremo ricorso - spiega - ma è chiaro che persone innocenti pagano anche sentenze troppo leggere nei confronti di chi innocente non era». A Falchi come a Carrozzieri è stato intanto dato il permesso di giocare le partite amichevoli e potrà quindi essere in campo proprio contro la Juve. Il presidente della Erg continua quindi per la sua strada, con l'intento, arduo, di moralizzare il mondo del pallone.
Intanto in Lega si continuerà ancora oggi l'assemblea per tentare di portare un po' di ordine al mondo del pallone ma a questo punto le dimissioni di Garrone sembrano irrevocabili, visto che Matarrese sembra ben saldo al suo posto.

Intanto a Garrone ha risposto l'ex giocatore bianconero Marco Tardelli: «Garrone ha le possibilità di cambiare le regole, lo faccia pure. La Juve ha pagato molto, è l'unica ad essere finita in serie B, quando non tutti hanno pagato per quel che dovevano».

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