Dal pavoneggiarsi per i mega investimenti fatti in vista di un futuro con sempre più auto elettriche in circolazione, in scia ai dettami ideologici Ue, alla tardiva presa d'atto che occorre sempre fare i conti con la sostenibilità sociale ed economica delle proprie scelte. Quello che sta accadendo in casa Volkswagen è più di un campanello d'allarme indirizzato a tutti i costruttori. Il colosso di Wolfsburg, a questo punto, riconosce di avere almeno due fabbriche di troppo visto il crollo delle vendite: 500mila le vetture che mancano all'appello, «l'equivalente di due impianti», ha precisato Arno Antlitz, cfo del gruppo.
«A questo punto - ha proseguito - dobbiamo aumentare la produttività e ridurre i costi. Abbiamo ancora un anno, forse due, per invertire la rotta». Il sindacato Ig Metall, da parte sua, si prepara alla guerra e la combattiva Daniela Cavallo, rappresentante dei dipendenti nonché membro del consiglio di sorveglianza del gruppo Volkswagen, ha subito avvertito la dirigenza di Wolfsburg perché si prepari «ad affrontare una feroce resistenza da parte di lavoratori: non ci saranno chiusure di stabilimenti in Germania!», il suo messaggio durante l'assemblea generale dei dipendenti.
La sindacalista se la prende direttamente con il vertice dell'azienda che accusa di «non saper svolgere il proprio lavoro, addossando così le colpe della crisi ai costi del personale». Altro motivo di rabbia per Daniela Cavallo arriva dalla notizia, rilanciata da Bloomberg, che potrebbe anche essere messo in discussione il patto di salvaguardia dei posti di lavoro fino al 2029 siglato con i sindacati. Qualsiasi chiusura rappresenterebbe la prima in Germania durante gli 87 anni di storia del gruppo automobilistico. A mettere in difficoltà il gigante tedesco, «è la perdita di competitività», come afferma l'ad Oliver Blume, problema che si è accentuato in quanto «l'ambiente economico è diventato ancora più duro e nuovi attori (la Cina, ndr) stanno investendo in Europa».
In agosto le vendite di auto in Germania sono scese del 27,8% (Volkswagen -23,3%) con la domanda di elettriche in caduta libera: -68,8%.
Nonostante questo dato, Berlino cerca di far ripartire la «scossa» attraverso un nuovo piano di incentivi, gli stessi sull'elettrico cancellati tempo fa per la crisi economica. Il caso è diventato una priorità per il cancelliere Olaf Scholz, il cui ministro del Lavoro, Hubertus Heil, invita ora Volkswagen a prendersi le sue responsabilità affinché i licenziamenti siano evitati.
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