Dimentica di iscriverlo all’esame Cepu dovrà pagargli 30mila euro

Il suo sogno era la laurea, ma le lezioni di Cepu sono diventate il suo incubo. E così si è deciso a fare causa al gigante delle ripetizioni private, riuscendo a ottenere soddisfazione davanti al tribunale. Il magistrato Stefano Tarantola ha dato ragione a Moreno P., un 35enne che aveva promosso un’azione legale contro la società, costringendo quest’ultima a pagare la bellezza di 30mila euro. Protagonista della vicenda, suo malgrado, uno studente lavoratore residente in provincia di Pavia, iscritto dal 2006 al corso di laurea in Lettere e filosofia alla Statale di Milano. Dovendo preparare alcuni esami universitari, ma non potendo frequentare a causa degli impegni legati alla sua professione, l’uomo aveva chiesto aiuto alla sede milanese del Centro europeo per la preparazione universitaria. Il suo scopo era riuscire a superare le sessioni in tempi ragionevoli, e per riuscire ad apprendere più rapidamente aveva sganciato 23mila euro iscrivendosi alle lezioni private. Ma gli insegnanti scelti da Cepu sembravano essere sempre troppo impegnati per seguire Moreno.
Come spiega il suo difensore, l’avvocato Stefano Benvenuto dello studio di Lainate, «quel corso è stato un continuo alternarsi di appuntamenti prorogati, ripetizioni che saltavano, docenti che non c’erano o che gli chiudevano la porta in faccia. E anche quando le lezioni si tenevano, i professori dopo soli 30 minuti le interrompevano, anche se la durata prevista era di un’ora. Tanto che lui, esasperato, ha chiesto che gli fornissero almeno il materiale didattico previsto dal contratto». Se non altro in quel modo avrebbe potuto prepararsi da solo in vista degli esami. Ma non è stato accontentato. E il peggio è arrivato quando, la mattina delle prove orali, ha scoperto che Cepu non lo aveva neppure iscritto agli appelli cui doveva partecipare. Allo studente non è rimasto che disdire la sua iscrizione nella speranza di riavere indietro almeno la somma già versata. Ancora una volta non c’è stato nulla da fare. «A quel punto il mio cliente ha deciso di procedere per le vie legali - prosegue l’avvocato Stefano Benvenuto -, chiedendo di rescindere il contratto per inadempimento degli obblighi stipulati». E il tribunale civile di Pavia (competente per la residenza del 35enne) gli ha dato ragione, al termine di una causa durata quattro anni. Ordinando a Cepu la restituzione della quota d’iscrizione, degli interessi e di altri 3.500 euro per le spese legali, per un totale di 30mila euro.
A stretto giro il commento di Cesd, il colosso di cui fa parte il centro per l’assistenza universitaria: «A oggi la Cesd s.r.l. ha avuto conoscenza del solo dispositivo della sentenza emessa dal tribunale civile di Pavia. Nel momento in cui potrà conoscere le motivazioni della sentenza del giudice, valuterà se proporre appello». E aggiungono i legali di Cepu: «Si rileva tuttavia che la questione attiene a un accertamento del diritto di recesso e che la società Cesd s.r.l. non ha subito alcuna condanna per inadempimento e tantomeno di risarcimento danni. Anzi il giudice ha riconosciuto alla stessa, parte della somma a favore per le prestazioni erogate e fruite dal cliente». Anche se la sentenza del giudice Stefano Tarantola, che per la prima volta dà ragione a uno studente insoddisfatto per il servizio offerto da Cepu, rischia ora di costituire un precedente che potrebbe creare un effetto domino.

Ogni anno sono infatti circa 11mila le persone che si iscrivono al Centro per la preparazione universitaria, frequentando le lezioni private in 120 sedi di tutta Italia, di cui ben tre a Milano e sette nel resto della Lombardia.

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