Il disabile preso a pugni: «Nessuna paura, lo rifarei»

Dice che sì, certo, lo rifarebbe di nuovo. Se gli capitasse ancora di assistere a un borseggio non esiterebbe ad avvertire la malcapitata, come ha fatto il giorno della Befana su un autobus della linea 40, anche a costo di beccarsi un altro pugno in faccia e altri brutti insulti. Paura? Neppure un briciolo, anzi.
Gianluigi Barbieri, 31 anni, è un disabile mentale, ma a sentirlo parlare stupisce per la sua lucidità e la sua determinazione. Racconta che quando sabato sera ha visto salire «barcollando» sull’autobus i tre malviventi che lo hanno aggredito, «non li ha persi di vista». «Volevo vedere cosa facevano», dice. E infatti di lì a poco uno di loro ha infilato la mano nella borsetta di un’anziana signora seduta per cercare di sfilarle il portafoglio. Non c’è riuscito soltanto perché questo giovane, disabile al cento per cento, come recita il tesserino che tiene sempre in tasca, ha cominciato a gridare: «Ho urlato “signora, stia attenta” e lui mi ha dato un cazzotto e un calcio e mi ha detto “brutto handicappato, fatti gli affari tuoi”». Davvero un brutto quarto d’ora per Gianluigi, che non si è affatto pentito di essere intervenuto, anche se forse un briciolo di indifferenza in meno da parte degli altri passeggeri gli avrebbe fatto piacere: «Nessuno ha fatto nulla, la signora non mi ringraziato, ho avuto solo la solidarietà del giornalista». Lui è Marco Cappeddu, dell’ufficio stampa del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, l’unico dei presenti ad essere intervenuto, mettendosi tra il balordo e il ragazzo e chiedendo inutilmente al conducente di fermare il mezzo. «Quando mi hanno aggredito - continua Gianluigi - mi sono qualificato e ho detto che facevo parte dell’associazione carabinieri». Buon sangue non mente, insomma. Il giovane disabile, infatti, è figlio di un maresciallo in pensione e, a quanto pare, davvero orgoglioso di esserlo. È stato il papà, domenica notte, ad accompagnarlo al comando del gruppo territoriale in via XXIV Maggio dove il tenente colonnello Alessandro Casarsa lo aveva convocato per cercare, con il suo aiuto, di fermare i tre malviventi. Missione compiuta: dopo una notte a visionare duemila foto segnaletiche, infatti, Gianluigi è riuscito a fornire un identikit dell’extracomunitario nordafricano che lo ha colpito, subito identificato dagli investigatori. Ancora aperta la caccia ai due complici. I genitori di Gianluigi non sapevano nulla di quanto successo sabato sera. La notizia l’hanno appresa domenica sera dal telegiornale, quando il figlio non era in casa e hanno pensato che si potesse trattare di Gianluigi. «Non è nuovo a questo tipo di gesti», dicono. Così, anche un po’ allarmati perché lì per lì hanno creduto che il fatto fosse accaduto la sera stessa, hanno chiamato i carabinieri per avere informazioni. Nel frattempo i militari dell’Arma erano già sulle tracce della famiglia Barbieri perché sapevano (era scritto sul tesserino che Gianluigi aveva mostrato al giornalista, ndr) che il giovane era un volontario dell’associazione nazionale carabinieri della protezione civile.

«I genitori - dicono - sono rimasti poco stupiti nell’apprendere che a sventare lo scippo era stato il “loro” Gianluigi». Il signor Barbieri non vuole dare giudizi su chi ha visto e non ha fatto nulla. «Non tutti sono così buoni - dice soltanto - da capire che un handicappato è uno come noi».

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