«Risvegliarsi ogni mattina con l'entusiasmo e il gioioso stupore di 'giocare' con la malattia».
E' quanto scrive nelle prime pagine di questo libro Claudia De Giovannini, meno di sessant'anni, ma già da dieci alle prese con la malattia di Parkinson. Claudia ha voluto scrivere e pubblicare questo libro augurandosi che del Parkinson se ne parli sempre di più; e lei ne parla, ma non se ne serve per generare compassione. Ella utilizza la metafora e parla di questo «suo compagno di viaggio» senza drammi e senza disperazioni. Lo affronta con l'ironia, che sa conservare senza farsi schiacciare dal peso della malattia.
Claudia De Giovannini vive a Bogliasco; laureata in lingue ha insegnato francese in un noto liceo linguistico genovese. Grande appassionata velista ha condiviso per anni questo amore col marito Piero. Ma un giorno, come scrive nel prologo, «La barca era in difficoltà e c'era il rischio di ammutinamento». La «Bionda ammiraglia» finiva in mezzo alla tempesta e Claudia descrive in poche righe utilizzando la metafora velistica, le condizioni nelle quali si era ritrovata con la consapevolezza della malattia. Chiama «paura», «panico», «sconforto» e «depressione» i cattivi marinai, i ribelli che hanno aumentato il disastro, ma nel corso della narrazione essi sono fatti sbarcare, lasciando il posto alla «speranza», alla «costanza», alla «fiducia», alla «ricerca».
Proseguendo nella lettura si rivive il lungo calvario, affrontato però con determinazione e con ottimismo. Raramente traspare lo scoraggiamento, più spesso è la determinazione ed il coraggio che dirigono i suoi passi. Passi che a volte le sue gambe rifiutano di fare: il panico di trovarsi in mezzo alla strada senza sapersi muovere, gli sguardi di compassione che lei non vorrebbe, l'amico o lo sconosciuto pronti a darle una mano.
La narrazione prosegue con il racconto degli incontri con medici, luminari della medicina, ricoveri in ospedali e cliniche in Italia e all'estero, l'alternarsi dei momenti ON, positivi e di luce, ai momenti OFF, negativi e di buio; quell'ON e OFF che danno il titolo al libro e che rappresentano due stati del malato, che si alternano prevalendosi a vicenda.
Tante poi sono nel libro le citazioni letterarie, che rivelano la cultura della esordiente scrittrice, e sempre appropriate, come pure rivelano la sua passione per i film, i numerosi richiami a vicende cinematografiche. La stessa copertina, disegnata da Jacopo Donati, che rimanda alla Nike di Samotracia, la Vittoria Alata, è stata fortemente voluta da lei, che riconosceva nella scultura una delle caratteristiche della malattia: l'atteggiamento rigido delle braccia gettate all'indietro. E lei vi si identifica, nello sforzo che sta compiendo per spiccare il volo.
Come scrive nella prefazione il prof.
Claudia De Giovannini, «On e Off. Una donna contro il drago», De Ferrari, Genova, 12.
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