Il «Dottor Bobo» e la terapia del sorriso

I piccoli pazienti dell’ospedale Meyer di Firenze lo conoscono da tempo e oramai non potrebbero più a fare a meno delle sue «iniezioni» di buon umore. Perché Vladimir Olshansky, in arte Dottor Bobo, non è un semplice clown. È un artista che ha saputo trasformare il circo in una terapia prodiga di ottimismo e speranza e che ha saputo umanizzare le infinite risorse della fantasia e del gioco in modo così incisivo dall’essere diventato un punto di riferimento emblematico per molti dei progetti di clown-in-corsia attivi nella nostra Penisola (attualmente è consulente anche delle iniziative prese in tal senso al Bambin Gesù e al Policlinico Umberto I). Insieme con lui, in questa sfida a metà strada tra dramma e commedia, ci sono gli altri membri della compagnia «Soccorso clown», una formazione con sede a Firenze che, oltre a lavorare in ambienti ospedalieri pediatrici (l’idea nasce negli Stati Uniti in seno all’esperienza maturata dalla Clown Care Unit di New York), produce e porta in giro per il mondo spettacoli veri e propri. Spettacoli dove alla migliore tradizione clownistica (Olshansky, classe ’47, si è laureato all’Istituto del Circo di Mosca ma ha lavorato molto anche in America e per il celebre Cirque du Soleil) viene accostata una matrice espressiva di tipo fortemente surreale e metafisico. Come capita, per esempio, in Strange Games, pièce agrodolce interpretata dallo stesso «Dottor Bobo» insieme con il fratello Yury e Luciano Pastori e attesa al teatro Furio Camillo per domani sera, con repliche fino a domenica 14. Accolto da notevole successo sia al Fringe Festival di Edimburgo nel 2006 (la Bbc lo ha scelto come «spettacolo da segnalare») sia in Germania e in Polonia, il lavoro racconta in modo poetico e commuovente storie di vita comune, passate però al setaccio della deformazione umoristica, della giocosità ingenua e disarmante, dell’impasto di coloriture e sentimenti diversi. Il tutto rielaborando poi la Commedia dell’Arte e le ineguagliabili sapienze attoriali che da questa abbiamo ereditato. Come a voler ribadire, quindi, che nella vita così come sulla scena niente è completamente nero e niente completamente bianco.

C’è sempre una lacrima pronta a spazzare via un sorriso e viceversa. Basta saperlo. Basta accettarlo. E chi meglio di loro, tenaci clown in camice bianco attenti al dolore dei bambini, per dirlo e dircelo? Info: 06/7804476.

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