E il governo fa l’indulto anche per i clandestini

L’esecutivo vuole allungare la permanenza degli stranieri prorogando i permessi di soggiorno scaduti fino alla concessione di quelli nuovi

Fabrizio de Feo

da Roma

Centri di accoglienza sempre più affollati. Sbarchi che si succedono senza sosta. Annunci disordinati, reiterati e rischiosi da parte dei nostri ministri. Parole spesso in libertà che si compongono in un unico messaggio: l’allargamento delle maglie della nostra politica di accoglienza. Il tutto nel nome dello smantellamento di quel regime di «rigore temperato» inaugurato dalla legge Bossi-Fini.
L’opera di distruzione di quanto costruito dal precedente esecutivo continua, picconata dopo picconata. E ogni giorno il governo Prodi mette a segno un nuovo colpo. L’ultimo è arrivato ieri con una direttiva del ministero dell’Interno emanata allo scopo di evitare che gli immigrati restino «nudi al vento» nel lasso di tempo che trascorre tra la scadenza del permesso di soggiorno e l’arrivo del rinnovo, e mantenere così la promessa fatta in commissione Affari costituzionali alla Camera, a fine giugno. Un provvedimento, quello firmato da Giuliano Amato, che si pone l’obiettivo di «garantire i diritti dello straniero che ha in corso il rinnovo del permesso di soggiorno», prevedendo, in sostanza, una proroga del vecchio, fino all’arrivo del nuovo.
In questo lasso di tempo, infatti, per gli immigrati, scatta una sorta di sospensione di una serie di diritti che incidono sulla vita quotidiana: non si possono richiedere documenti, rinnovare contratti di affitto e viene bloccato tutto ciò che riguarda la burocrazia contabile, dai prestiti ai finanziamenti. Una misura di salvaguardia con cui verificare che sia tutto in regola e il posto di lavoro sia effettivamente ancora esistente, spazzata via da questa direttiva. «Nel periodo necessario all’amministrazione per portare a termine le procedure di rinnovo, lo straniero potrà contare sulla piena legittimità del soggiorno e continuerà a godere dei diritti ad esso connessi», spiega Amato. A tre condizioni: che la domanda sia stata presentata prima della scadenza del permesso di soggiorno o entro sessanta giorni; che sia stata verificata la completezza della documentazione e che sia stata rilasciata dall’ufficio la relativa ricevuta. Gli effetti dei diritti esercitati cesseranno in caso di mancato rinnovo, revoca o annullamento del permesso.
La circolare prevede che lo straniero in possesso del permesso di soggiorno anche se scaduto, possa lasciare il territorio dello Stato e farvi regolare rientro, alle condizioni previste dalle circolari del Dipartimento di pubblica sicurezza (uscita e rientro, cioè, attraverso lo stesso valico di frontiera; e documentazione valida, il tutto tra il primo luglio e il 30 settembre). Permangono, invece, le limitazioni nell’ambito dell’area Schengen, regolate dalla disciplina internazionale.
A fronte di questi cambiamenti tecnici, non mancano comunque nuovi affondi verbali da parte di esponenti dell’Unione. Dichiarazioni che lasciano prefigurare un rilancio nella politica di progressiva apertura delle frontiere. L’ultima in ordine di tempo è quella firmata da Paolo Cento che riprende un grido di battaglia della campagna elettorale.

«È urgente chiudere tutti i Cpt d’Italia», dichiara il sottosegretario all’Economia al Quotidiano nazionale. «Del resto - aggiunge - superare i Cpt era un impegno preciso nel programma dell’Unione, che non può più essere rinviato».

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