Due rilievi e una annotazione a proposito della risposta data ad un lettore del Corriere della Sera mercoledì 24 novembre da Sergio Romano e concernente il voto negli Stati Uniti. Primo: affermare che il Congresso Usa «si rinnova parzialmente ogni due anni» può risultare fuorviante visto che solo il Senato si trova in tale condizione nel mentre la Camera procede ogni biennio al suo totale rinnovo. Secondo: non si va, negli Usa, alle urne «il primo martedì di novembre» ma il primo martedì dopo il primo lunedì di quel mese ad evitare che si possa essere chiamati al voto il giorno uno, dedicato a Ognissanti. Inoltre, a proposito della considerazione relativa all’anitra zoppa (il presidente in difficoltà nel caso in cui abbia le camere a lui contrarie o nella fase terminale del mandato quando il successore sia stato eletto in attesa che entri in carica), a ben guardare è, addirittura, solo nei primi diciotto mesi del primo mandato che negli Usa si vedono e si valutano programmi, intenzioni e capacità di governo del neoeletto presidente e ciò in ragione del fatto che subito dopo, oramai prossime le «mid term elections », l’attenzione dell’elettore si sposta altrove e, per di più, tutti i rappresentanti e un terzo dei senatori hanno da pensare alla propria poltrona e, se del caso, a ricollocarsi politicamente trascurando i desiderata e le proposte dell’inquilino della Casa Bianca, quando, in prospettiva, per loro, non paganti alle urne.
Poi, passata la burrasca (molto spesso - e lo si è appena, di nuovo, visto - il partito del presidente perde nelle predette consultazioni), nel secondo biennio, per l’inquilino di White House è già tempo di pensare alla ricandidatura la qual cosa, necessariamente, grandemente condiziona.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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