E la Lega mette in campo il partito degli assessori

Global tecnologico contro no-global vecchia maniera, o meglio glocal, tendenza Slow-food ma in versione Lega Nord. Dicono che per Bossi sia diventato un chiodo fisso, l’agricoltura, appena dopo le banche, ma solo poco più in là. La lunga trattativa sull’uscita di Luca Zaia dal ministero, come contropartita alla poltrona di governatore in Veneto, poi la richiesta degli assessorati nelle tre regioni conquistate al Nord, uno già ottenuto, gli altri due in arrivo. La giunta piemontese, varata rapidamente da Roberto Cota, ha un assessore della Lega all’agricoltura (l’imprenditore agricolo Claudio Sacchetto) mentre in Veneto siamo già al «rimpastino», perché il tassello, occupato dal Pdl, deve (Bossi dixit) passare alla Lega, e a giorni si aspetta il cambio.
Pure in Lombardia il posto parrebbe prenotato, anche se il Pdl formalmente non ha ancora detto sì: all’agricoltura dovrebbe arrivare la leghista bresciana Monica Rizzi. Ma si prevede anche, ed è altrettanto probabile, un nuovo sottosegretario del Carroccio per il ministero ora occupato da Galan (e qui si fanno i nomi dei deputati Giampaolo Dozzo e Sebastiano Fogliato). Insomma a conti fatti, se la strategia bossiana si chiude, la Lega avrà presto in mano l’agricoltura delle tre più importanti regioni del nord, e una voce in capitolo anche al ministero. Una «occupazione» che sottende però anche una frizione rispetto alla linea che il neoministro piediellino imporrà, soprattutto sul versante delle biotecnologie, cioè sul capitolo Ogm che è stata una delle bandiere della stagione Zaia. E le prime parole di Galan sembrano indicare una traiettoria ben diversa rispetto all’agricoltura leghista («Pensare che l'agricoltura, come qualunque settore che ha che fare con lo sviluppo economico, sia estranea alla ricerca, è un errore. Tutti sanno, poi, quanto io tenga e abbia sempre tenuto alla scienza, non a caso ho voluto festeggiare degnamente Galileo»). Insomma il «partito» degli assessori leghisti all’agricoltura potrebbe fare da contrappeso, in chiave padana, ad un ministero troppo «tech» e meno local. Con che esiti si vedrà.
Ma se il Carroccio si è dato all’agricoltura non è solo per fare da controcanto a Roma. Bossi ha capito, soprattutto dopo l’esperienza di Zaia, che il settore può essere decisivo anche politicamente. Intanto per le alleanze che permette di stabilire sul territorio, in un comparto poi che conta più di 1 milione e mezzo di piccoli imprenditori. «Ricordiamoci che la Coldiretti, quando il suo referente politico era la Dc, eleggeva decine di parlamentari - spiega il deputato della Lega Raffaele Volpi -. Poi, per lungo tempo, il settore non ha avuto una rappresentanza politica. Adesso gli imprenditori agricoli si riconoscono nella politica localistica anti-globalista della Lega Nord, e questo per noi è importante anche perché testimonia un’identità di valori. Hanno capito che noi portiamo avanti un ambientalismo responsabile, non quello degli ecologisti, ma quello di chi lavora». Localismo contro globalismo, tradizionalismo applicato alla produzione e alla tavola, con la sponda alla promozione del made in Italy e dei prodotti tipici (non è un caso che Carlin Petrini, lo storico fondatore di Slow Food e ispiratore del Pd, ora dispensi grandi complimenti alla Lega...), la difesa delle piccole imprese strangolate dalla concorrenza di bassa qualità a poco prezzo, etc.. Vecchie battaglie (perse dalla sinistra che ha sposato la grande industria e le grandi coop) che adesso trovano casa nel Carroccio. «Il punto è che l’agricoltura non va vista come una Cenerentola ma come una vera industria - dice al Giornale Roberto Cota, presidente del Piemonte -. È normale che la Lega si senta portata per un ruolo guida in questo campo al Nord: l’agricoltura è un settore in cui le Regioni hanno molta competenza, e quindi in questo campo possiamo già ragionare e operare in un contesto “federalista”, che poi è il nostro obiettivo anche in chiave nazionale». L’asse con gli agricoltori e gli allevatori ha già portato in Parlamento, per la Lega, lo storico presidente dei Cobas del latte emiliani, il deputato Fabio Rainieri.

Il lavoro di Zaia al ministero ha rafforzato questa connessione (soprattutto con la Coldiretti), e i frutti si sono fatti vedere, anche nelle urne. Naturale che un falco come il Senatùr non si lasciasse sfuggire questo particolare.

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