Massimo Malpica
da Roma
Cè un secondo esposto-denuncia sullaffaire-Telecom, un documento destinato a transitare per il medesimo ufficio giudiziario capitolino e - da qui - direttamente al tribunale dei ministri. Lha firmato lex deputato Carlo Taormina, avvocato e docente di procedura penale alluniversità «Tor Vergata» di Roma. Dodici pagine di considerazioni dettagliate sullintero affaire e su una lunga serie di eventuali profili penali che Taormina sottopone allattenzione dei pm.
Lesposto parte dalla considerazione che quel piano di ristrutturazione firmato Rovati, arrivato sulla scrivania di Marco Tronchetti Provera su carta intestata di Palazzo Chigi, è la prova provata che non solo Prodi era stato messo a conoscenza delle intenzioni dellex presidente di Telecom, ma che quel carteggio tra il governo e lazienda «costituiva prova della pesante interferenza in corso» per attuare un cosiddetto «piano Prodi-Rovati» che confliggeva con le intenzioni di Tronchetti Provera. Il quale, ricorda lex deputato, ha parlato alla stampa dopo le sue dimissioni di un «Prodi molto minaccioso», che in caso di muro contro muro «ci avrebbe fatto a pezzettini». Per Taormina insomma lobiettivo è chiaro: «indurre il presidente Telecom ad abbandonare il suo piano di risanamento per pubblicizzare lazienda attraverso lingresso di capitali della Cassa depositi e prestiti, mettendo fuori causa lazionista di maggioranza». Un «fine eccentrico», insiste lavvocato, perché proprio lattuale premier nel 97, da capo del governo, guidò la privatizzazione dellazienda telefonica. Un fine che a leggere lesposto avrebbe un doppio tornaconto per il Professore. Da un lato «dar corso a una regressione delleconomia italiana verso una ripubblicizzazione sul modello Iri di cui la Cassa dovrebbe costituire lo strumento operativo». Dallaltro offrire al premier, «notoriamente privo di supporto partitico», una sorta di stampella politica tramite la «costituzione di forti centri di interesse», quasi una polizza assicurativa per garantire Prodi da inciampi simili a quello che nellautunno del 98 lo vide costretto a cedere la poltrona a Massimo DAlema.
Se fosse dimostrata lesistenza di un disegno per affondare Tronchetti Provera e «riconquistare» Telecom alla cosa pubblica (ma gestita per finalità private), Prodi e Rovati, in quanto pubblici ufficiali, secondo Taormina potrebbero essere chiamati dallautorità giudiziaria a rispondere «del delitto di concussione dal punto di vista del tentativo». Ma nellesposto si sollecitano gli inquirenti a tenere gli occhi aperti per non far «perfezionare» il reato con «la costituzione di una public company che rappresenterebbe lintegrazione della fattispecie di concussione consumata».
Consumata o tentata, il vantaggio economico delleventuale concussione, è scritto nella denuncia, potrebbe «anche non essere di natura patrimoniale», risolvendosi appunto nella «costruzione di un sistema da poter essere contrapposto ad attacchi politici».
Ma altri aspetti economici meritano comunque approfonditi accertamenti, insiste Taormina nellesposto, rimarcando come «nel piano Prodi-Rovati la valutazione di Telecom è di 9 miliardi di euro, a fronte delle valutazioni pari a 25-30 miliardi e di altre più ottimistiche che ruotano attorno ai 34 miliardi, donde lesigenza di chiedersi la ragione di simile differenza». Il documento insiste poi su ipotesi già allesame degli inquirenti: abuso dufficio, ostacolo alla vigilanza e aggiotaggio, con lovvio timore di speculazioni, «posto che si rincorrono le notizie ufficiali sulla caduta libera del titolo Telecom».
Infine, lesposto denuncia invita i pm a valutare la possibile sussistenza di illeciti legati a «falso in bilancio e operazioni occulte dirette al finanziamento della politica»: il riferimento è alla scalata-Colaninno del 1999 e al successivo passaggio di mano dellazienda a Tronchetti Provera.
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