«Milano non è Beirut e non ha bisogno dei militari per le strade». Così il 22 giugno il consigliere comunale di Sel Mirko Mazzali, in lizza (se pur tra le polemiche) per la presidenza della Commissione sicurezza e più noto come «l’avvocato dei centri sociali» aveva tuonato davanti a una platea di autonomi. Una posizione che è stata ribadita nei giorni scorsi e confermata anche ieri dal sindaco, intenzionato a fare un regalo a centri sociali e estrema sinistra, al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza: vogliamo togliere i 350 militari che pattugliano le strade per spostarli sui punti sensibili. Una riunione durata due ore in corso Monforte, con Prefetto, Questore e Guardia di finanza scettici e consapevoli dell’inopportunità di lasciare scoperto il territorio e il sindaco che insiste sulla linea del sì i militari purché non si vedano. Alla fine del vertice il Comitato chiede la conferma del decreto ma c’è un «ma»: quello che il sindaco ha voluto che venisse messo a verbale «per una diversa distribuzione dei contingenti».
Il rischio per i milanesi è che il ministro della Difesa che oggi incontrerà il ministro dell’Interno appunto per discutere dei 4000 militari impegnati in tutta Italia nell’operazione strade sicure «accontenti» il sindaco e tolga i 350 militari dai pattugliamenti. Nel frattempo da San Donato a tutta Italia si moltiplicano le richieste dei Comuni per poter prendere soldati «scartati» da Milano. L’operazione «Strade sicure» assegna 653 militari a Milano, di cui 70 a presidio del Cie di via Corelli, 233 sugli obiettivi sensibili (106 consolati, luoghi di culto, esercizi commerciali a rischio), 350 in pattuglie miste per il controllo di 40 zone della città, mentre 50 sono destinati alla sorveglianza, con la polizia ferroviaria, della Stazione Centrale e di Garibaldi.
Ignazio La Russa oggi ribadirà la sua posizione: «La legge impedisce la modifica delle quote dei militari impegnati nei pattugliamenti e nei presidi dei punti sensibili, che vale per tutta Italia. Noi accontenteremo la richiesta di Milano, e toglieremo i 350 militari, il che significa - spiega ancora il ministro - 500 uomini in meno, visto che ogni pattuglia è formata da 2 soldati, un poliziotto, un carabiniere e un finanziere. Evidentemente il sindaco, che non conosce il decreto, sa come rimpiazzarli, noi gli auguriamo buona fortuna. Solo perché amo questa città, non proporrò di annullare il decreto e di togliere tutti i soldati».
«Se il ministro toglierà a Milano le 350 pattuglie sarà una sua decisione politica - risponde secco l’assessore alla Sicurezza del Comune, Marco Granelli -. Noi tramite il Comitato abbiamo chiesto il rinnovo del decreto, rivedendo la distribuzione dei soldati: non stiano in strada ma nei punti sensibili, al Cie, nelle stazioni, davanti ai consolati. Così si potrebbero sollevare polizia, Guardia di finanza e carabinieri da questi compiti per dedicarsi ad altri. Ma Milano vuole i soldati.
Preoccupazione arriva dalla Lega, con il capogruppo Matteo Salvini che avverte: «Se Milano perderà anche un solo soldato oggi presente per i capricci di Pisapia, che cerca di tenere insieme il diavolo e l’acqua santa, a pagarne il conto saranno i cittadini delle periferie».
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