E PRODI FINISCE A CHI L’HA VISTO

Se non temessi di essere linciato, mi verrebbe quasi da dire: povero Prodi. E va bene, non lo dico. Però lasciate che lo pensi qualche istante. Ma vi pare possibile? Ora sembra che abbia governato per ventidue mesi da solo. Quelli che erano con lui gli hanno girato le spalle, prima di sentire il gallo cantare. Roba che San Pietro nella famosa notte, al confronto, fu un esempio di limpida lealtà.
Povero Prodi: nasconderlo non basta più, lo sport del momento è giocare a scaricarlo. I nuovi candidati simbolo del Pd, da Calearo a Colaninno, ne dicono peste e corna, Veltroni lo cita sempre con un po’ d’imbarazzo e adesso persino Bertinotti lo definisce «deludente» e «fallimentare». Ma come? Tu quoque Fausto? Prodi s’è dato tanto da fare per portare il cachemire da operaio nelle stanze dei bottoni e questo è il ringraziamento? Evidentemente aveva ragione Dumas: ci sono servigi così grandi che si possono ripagare solo con l’ingratitudine.
Basta guardare le agenzie di ieri. Mentre tutti sono in campagna elettorale, Prodi che fa? Prima depone una corona in via Fani. Poi va a rendere omaggio alla bara di Chiara Lubich. Per carità, nobili gesti. Ma qualcosa di un po’ più vivo? Che ne so? Due chiacchiere con Walter? Una telefonatina al pullman? Niente di niente. È come se pure Romano fosse ormai un po’ defunto, salma tra le salme. Solo che a lui nessuno gli rende omaggio. Anzi, tutti gli girano al largo.
Fateci caso, ormai sembra che nessuno lo abbia conosciuto, né frequentato. «Prodi chi? Il Presidente del Consiglio? Ma non era ancora Spadolini? No? Rumor? Fanfani? Quel nome lì, Romano, però devo averlo sentito una volta: ha forse vinto una tappa al Tour de France? È il terzino della Sambenedettese?». Tra un po’ vedrete: persino Sircana giurerà di non averlo mai conosciuto. Del resto si sa che lui è un uomo fedele.
Sono le nuove Idi di Marzo, il piccolo 25 luglio del centrosinistra. Secondo italica tradizione, il capo sconfitto lo si pugnala alla schiena. Tutti quelli che fino a ieri lo sostenevano si tirano indietro: io ero contro, io pure, io lo dicevo. E già: e chi lo teneva in piedi il governo? Io? La Fata Turchina? Braccobaldo Show? Suvvia, siamo seri. Veltroni mette in lista 17 esponenti del governo Prodi (dicasi 17), i suoi alleati lo hanno usato per costruirsi carriere e soddisfare ambizioni altrimenti impossibili: ora non possono scaricarlo come se fosse un lavandino rotto.
È indegno. E per noi anche un po’ paradossale.

In effetti i leader della sinistra ci hanno costretto a subire quell’uomo a Palazzo Chigi, ci hanno costretto a subire le conseguenze delle sue sciagurate decisioni, ci hanno costretto a subire i suoi toni untuosi, Visco e Pecoraro Scanio, le sue bugie e le meschinità. Ora però esagerano: se continuano a massacrarlo, ci potrebbero pure costringere a compatirlo. E sarebbe davvero troppo.

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