E a Torino il partito è sotto choc: «Stanno sparendo gli iscritti»

C’è chi incolpa il druido Panoramix, che si sarebbe venduto ai nemici passando loro la sua pozione magica. Chi invece giura che è tutta colpa di Obelix, che s’è stufato di non beccare mai stellette e s’è fatto una corrente da solo. Vai a sapere, il dato è che il villaggio di Asterix sta per cedere. La chiamano così Torino, i torinesi già comunisti oggi democratici: il «villaggio di Asterix». Perché intorno il Piemonte vira a destra, ma loro no, resistono. E invece, più della potenza avversaria poté l’autolesionismo, il Pd perde i pezzi. Nel senso di iscritti. E insomma gli elettori. Con l’aggravante dei risvolti, a partire dalle primarie, che potrebbero non celebrarsi, oppure celebrarsi in un tutti contro tutti da guerriglia urbana.
Ma andiamo con ordine. La notizia è ben riassunta su un blog di area democrat: «A.A.A. iscritti cercasi. Mentre i suoi dirigenti continuano a scambiarsi sonori sganassoni, incuranti della sconfitta alle Regionali, il Pd lascia per strada in meno di un anno quasi la metà dei suoi iscritti in città». Erano 7mila nel 2009, sono 3549 adesso. Il triplo di Sinistra e Libertà, per dire, che però alle Regionali si è fermata al 2 per cento, contro il 25 dei democratici. Nessuno lo avrebbe mai confessato, naturalmente, ché i panni sporchi si lavano in casa. Solo che i panni sono diventati stracci e hanno iniziato a volare dappertutto. Adesso non si capisce chi ha tradito chi, ma il risultato non cambia. Per partecipare alle primarie in vista della candidatura a sindaco per il post Chiamparino, basterà raccogliere 700 firme, e non più 1400, tra gli iscritti del capoluogo piemontese. Il che dà il via libera alla candidatura selvaggia di chiunque (e signore e signori quanti sono), voglia contrastare la candidatura di Piero Fassino, imposta da Roma dopo che il rettore del Politecnico Francesco Profumo se l’è data a gambe levate di fronte alle liti intestine del partito. Conferma il consigliere regionale Davide Gariglio: «Mi dicano quante firme servono, fra chi devo raccoglierle, se devo farlo su una gamba sola. Me lo facciano sapere e mi muoverò per raccogliere le adesioni al mio nome». Ma ora che lo spauracchio di «quota 1400» è finito nel cassetto, si moltiplicano i papabili: da Giorgio Ardito a Mauro Marino, da Roberto Tricarico a Roberto Placido.
C’è però anche l’altra lettura, quella svelata ieri dal coordinatore del Pdl Enzo Ghigo: «Leggo che gli iscritti del Pd sono in calo e che quindi potrebbero non farsi le primarie. Può darsi, gli iscritti del Pd sono certo in flessione, ma penso si tratti piuttosto di un escamotage creativo per favorire la candidatura a sindaco di Torino di Piero Fassino senza dover passare per le primarie».

Non a caso proprio Tricarico, assessore all’Ambiente del Comune di Torino, leader della mozione Marino e potenziale sfidante di Fassino, propone di cambiare le regole delle primarie, portando il quorum a 4mila firme, raccolte però tra gli elettori: «In questo modo un numero congruo di elettori potrà validare le candidature e si accoglierà anche l’invito del rettore del Politecnico, Francesco Profumo, che esortava il Pd alla realizzazione di un progetto che richiede il coinvolgimento dei torinesi». Il che costringerebbe Fassino a misurarsi alle primarie. Fra i litiganti del Pd intanto, il Pdl corteggia proprio Profumo. E c’è chi giura di aver sentito Asterix dire: sono pazzi questi democratici...

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