E gli uomini si scoprono nullafacenti

Il 13% dei maschi americani non ha un lavoro e, soprattutto, non vuole trovarlo

Alan Beggerow ha lavorato per trent’anni in un’acciaieria. Nel 2001 l’azienda ha chiuso e lui è rimasto a casa. Aveva 48 anni e, all’inizio, ha cercato di arrangiarsi con qualche lavoretto, fino a che ha deciso di lasciar perdere. Oggi, come cinque anni fa, preferisce trascorrere le giornate esercitandosi al pianoforte, leggendo i libri che ama e di cui ha riempito l’appartamento (soprattutto tomi di storia e biografie), scrivendo romanzetti western che nessuno vuole pubblicare. Sta alzato fino a tardi e si sveglia alle 11. Così, da nullafacente, si è guadagnato la prima pagina del New York Times di ieri, simbolo di una generazione di non-lavoratori: non soltanto senza impiego ma, anche, senza la minima intenzione di trovarlo. Negli Stati Uniti è una tendenza che coinvolge ormai il 13% degli uomini fra i 30 e i 55 anni, rispetto al 5% alla fine degli anni ’60, ovvero quattro milioni di persone in più. Nei Paesi dell’Unione europea, secondo i dati dell’Ocse, nel 2005 gli uomini fra i 25 e i 54 anni che non hanno lavorato sono il 14% (contro il 7% nel 1975), in Giappone la percentuale è salita dal 4 all’8% negli ultimi trent’anni.
Non tutti sono come Beggerow, soddisfatti della propria inattività e con una moglie così paziente da vivere con un solo stipendio, intaccando i risparmi di una vita al ritmo di 7.500 dollari l’anno (circa 5.800 euro) per vedere ogni giorno il proprio marito dormire nove ore e poi divertirsi con i passatempi preferiti. La maggior parte di loro (il 60%, in America) non ha una famiglia perché è divorziato, vedovo o non si è mai sposato. Molti non sono diplomati e non hanno aspirazioni da scrittore ma rifiutano mestieri meno retribuiti del precedente. Una piccola parte, l’8%, ha una rendita superiore ai centomila dollari l’anno e, quindi, non ha necessità di lavorare. Eppure, nota il quotidiano americano, si tratta di «uno spostamento culturale significativo» rispetto a trent’anni fa, quando un uomo, dopo il licenziamento, tornava comunque a rimboccarsi le maniche per portare a casa il pane, per l’orgoglio di mantenere la propria famiglia.

Per la carriera, anche (ma quella, ormai, sembra una priorità sempre più femminile). E si tratta di casalinghi, ma solo nel senso che passano tutto il giorno in casa. Occuparsi di figli e pulizie non passa loro neppure per la testa: nullafacenti, nel vero senso della parola.

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