«Ecco com’è nata la nostra moschea modello»

Parità fra uomini e donne, ripudio del fondamentalismo e del terrorismo, dissociazione dall’Ucoii, l’Unione delle comunità islamiche in aria di estremismo, via libera alle forze dell’ordine che intendano svolgere verifiche. Da sette anni alla guida di Novara, leghista doc, Massimo Giordano è l’inventore di un «patto di lealtà tra novaresi e islamici». Che consente ai musulmani della cittadina piemontese di poter pregare in una moschea tutta loro, purché rispettino il decalogo siglato qualche giorno fa col Comune.
Avete rubato l’idea a qualcuno?
«Ma va’... , lo scriva, noi leghisti il modello ce lo creiamo da soli».
È la conferma che la Lega non è un partito razzista?
«Questo è un luogo comune rimasto nella mente di qualche barbaro. Che confonde l’intolleranza con la fermezza».
Quindi a Novara i musulmani avranno una moschea tutta loro.
«Si tratta di un centro culturale islamico, dove oltre alla preghiera si svolgono altre attività. In ogni caso gli islamici avranno un luogo dove poter esercitare la loro libertà religiosa».
Trattative lunghe per raggiungere l’accordo?
«Non lunghissime. Abbiamo chiuso l’intesa qualche giorno fa».
Perché l’idea del decalogo?
«Perché volevamo fissare un modello di integrazione non equivoco. L’integrazione si fa superando le ambiguità, con il rispetto delle regole e della cultura locale».
Come farete a verificare il rispetto di queste regole?
«Novara non è Shangai. Abbiamo contatti continui con la comunità islamica e poi, diciamolo, in città si sa tutto».
Che succederà se gli impegni verranno disattesi?
«Quello che succede quando qualcuno dà la parola e poi non la mantiene».
Si straccia l’intesa.
«Esatto».
Il vostro è quindi una sorta di gentlemen’s agreement.
«Sì, potremmo definirlo così. La nostra giunta ha un atteggiamento fermo ma leale nei confronti della comunità islamica».
Se vi avessero chiesto una moschea vera e propria?
«Avremmo fatto le nostre valutazioni. Intanto abbiamo ritenuto compatibile con le nostre regole e la nostra filosofia il posto scelto dai musulmani».
La scelta dell’ubicazione del centro è stata degli islamici?
«Loro hanno proposto, noi abbiamo valutato. E alla fine abbiamo accettato. Non avremmo mai tollerato imposizioni».


E ora l’atmosfera è migliorata?
«Tutto è nato perché il luogo in cui pregavano era in una strada stretta e l’arrivo di 300 persone per la preghiera creava tensioni. La nuova ubicazione è più adatta. Vedremo che succede. Intanto la polemica si è placata».

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