RomaCè lEgitto, ma anche lIrak (dove la guerra ha notevolmente peggiorato le condizioni di vita dei cristiani), il Pakistan, lIndia, la Nigeria... Sono ancora troppi i Paesi dove si rischia la vita, talvolta tra lindifferenza generale, soltanto perché si professa la fede cristiana.
I casi più gravi sono avvenuti in Irak a metà dicembre, quando delle autobomba sono esplose fuori dalle chiese di Mossul e si sono verificati alcuni omicidi. Nella stessa zona, lanno precedente, quaranta cristiani erano stati vittime delle violenze degli estremisti sunniti e ben 12mila di loro avevano abbandonato la regione per cercare rifugio altrove. Come dimenticare, poi, le stragi dellOrissa, compiute ai danni dei cristiani nellagosto 2008? Vennero bruciate case, assaliti conventi e ospedali, vennero violentate e bruciate vive delle suore. I responsabili degli attacchi sono stati processati e condannati a pene molto lievi oppure assolti.
Nel luglio 2009 cè stata una recrudescenza delle violenze in Nigeria, durante una rivolta fomentata da un gruppo integralista che chiedeva lapplicazione rigida della sharia, la legge coranica, anche ai cristiani. Pesanti conseguenze ci sono state in Pakistan per lapplicazione delle leggi antiblasfemia, che sono costate la vita a vari appartenenti a fedi diverse da quella musulmana. La paura si tocca con mano, visto che - informa lagenzia Zenit, ben il 40% di persone in meno hanno partecipato nei giorni scorsi alle celebrazioni natalizie, nonostante le severe misure di sicurezza. Mentre in Vietnam, è notizia di queste ore comunicata da Radio Vaticana, la polizia ha abbattuto con gli esplosivi il crocifisso nel cimitero cattolico di Hanoi e i fedeli richiamati sul posto dal boato sono stati caricati e picchiati dalla polizia. «È un attacco pesante - scriveva qualche tempo fa sul Giornale il missionario Piero Gheddo, commentando la crescita delle violenze - che ha radici forti e non risparmia nessuno. Le comunità cristiane locali danno fastidio, perché con la loro stessa esistenza diffondono una religione, una cultura e un sistema di vita fondati sul valore assoluto della persona umana, quindi sulla libertà, leguaglianza di tutti di fronte allo Stato, la donna con gli stessi diritti delluomo, la democrazia, la giustizia sociale».
Persino negli Stati Uniti - ad affermarlo è sempre Radio Vaticana - sarebbe aumentato il numero di crimini commessi contro le organizzazioni cristiane. Dodici omicidi e oltre 1.200 atti di violenza nellanno appena concluso, documentati in un rapporto del «Cristian Security Network». E non ci sono soltanto i Paesi dove i cristiani sono vittime per la mancanza di libertà religiosa. Ci sono anche i Paesi dove missionari, preti, religiosi, suore e volontari laici perdono la vita svolgendo il loro quotidiano lavoro a servizio delle comunità, in favore dei poveri. Nellanno 2009, informa lannuale dossier dellagenzia Fides, hanno perso la vita in modo violento 37 operatori pastorali: 30 sacerdoti, due religiose, due seminaristi, tre laici. Si tratta del numero più alto registrato negli ultimi dieci anni. Dandone notizia sul quotidiano vaticano nei giorni scorsi, leditorialista de LOsservatore Romano, Lucetta Scaraffia, ha fatto notare come le vittime siano state quasi il doppio dellanno precedente e soprattutto che la notizia non è stata data con il dovuto rilievo perché «contraddice limmagine della Chiesa dominante sui media», dove viene di solito rappresentata come «una struttura ricca e potente», unoligarchia «anziana e rigida che sarebbe incapace di capire come è cambiato il mondo», un «anticume da liquidare per la libertà dellumanità».
Un triste primato spetta allAmerica, dove in Brasile, Colombia, Messico, Cuba, El Salvador, Stati Uniti e Guatemala sono stati ben 23 gli operatori pastorali assassinati.
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